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112 un dramma in aria.


L’incognito trasse un’incisione dalla sua raccolta.

«Ecco, soggiunse, il primo viaggio aereo intrapreso da Pilatre des Rosiers e dal marchese di Arlandes, quattro mesi dopo la scoperta dei palloni. Luigi XVI rifiutava il suo consenso a questo viaggio, e due condannati a morte dovevano, primi, tentare le vie aeree. Pilatre des Rosiers si adira per questa ingiustizia, ed a forza di intrighi ottiene di partire. Non si aveva ancora inventata la navicella che rende le manovre facili, ed una galleria circolare regnava intorno alla parte inferiore e ristretta della mongolfiera. I due areonauti dovettero adunque starsene immobili, ciascuno all’estremità della galleria, perchè la paglia bagnata che l’ingombrava impediva loro ogni movimento. Un fornello acceso era sospeso sotto l’orificio del pallone; quando i viaggiatori volevano innalzarsi gettavano della paglia su quel braciere a rischio d’incendiare la macchina, e l’aria più calda dava al pallone nuova forza ascensionale. I due ardimentosi partirono il 21 novembre 1783 dai giardini della Muette, che il Delfino aveva messo a loro disposizione. L’aerostato si elevò maestosamente, costeggiò l’isola dei Cigni, passò la Senna alla barriera della Conferenza e, dirigendosi fra la chiesa degli Invalidi e la Scuola militare, si accostò a San Sulpizio; allora gli aeronauti forzarono il fuoco, passarono il boulevard e scesero al di là della barriera d’Inferno. Toccando terra, il pallone seppellì per alcuni istanti nelle sue pieghe Pilatre des Rosiers.

— Brutto presagio! dissi io, interessandomi a questi particolari che mi toccavano da vicino.

— Presagio della catastrofe che doveva più tardi costare la vita al disgraziato! rispose l’incognito tristamente. Voi non avete mai provato nulla di simile?

— Mai.

— Chissà! Le disgrazie accadono bene senza presagi! aggiunse il mio compagno.

E stette silenzioso.

Frattanto ci avanzavamo nel sud, e già Francoforte era fuggita sotto di noi.