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capitolo iii. 13


— Senza dubbio.

— Ebbene, aspettiamo; non c’è altro?

— Non c’è altro, rispose il consigliere grattandosi la fronte come per assicurarsi che non dimenticava qualche affare importante.

— Ah! disse il borgomastro, non avete inteso parlare voi pure d’uno straripamento d’acqua che minaccia di inondare il basso quartiere di San Giacomo?

— Sì, rispose il consigliere, anzi è un peccato che questa straripamento non sia avvenuto sopra il mercato dei cuoi, chè avrebbe certamente combattuto l’incendio, risparmiandoci molte spese di discussione.

— Che volete, Niklausse, rispose il degno borgomastro, non v’ha nulla di così illogico come gli accidenti; essi non hanno alcun legame fra di loro, e non è possibile, come si vorrebbe, approfittare dell’uno per attenuare l’altro.

Questa arguta osservazione di van Tricasse domandò un certo tempo per essere gustata dal suo interlocutore ed amico.

«To’! soggiunse alcuni istanti dopo il consigliere Niklausse, non parliamo nemmeno del nostro gran negozio!

— Quale negozio? Abbiamo adunque un negozio? domandò il borgomastro.

— Senza dubbio, l’illuminazione della città.

— Ah! sicuro, rispose il borgomastro, se la memoria non mi tradisce, volete parlare dell’illuminazione del dottor Ox?

— Ebbene?

— La va, Niklausse, rispose il borgomastro, si collocano già i tubi, e l’officina è interamente terminata.

— Forse ci siamo un po’ affrettati in questa faccenda, disse il consigliere crollando il capo.

— Forse, rispose il borgomastro, ma la nostra scusa è che il dottor Ox fa tutte le spese della sua esperienza; non ci costerà un quattrino.

— In fatti questa è la nostra scusa, e poi bisogna bene camminare col nostro secolo. Se l’esperienza riesce, Quiquendone sarà la prima città delle Fiandre illuminata col gas ossi... ossi... come si chiama questo gas?