Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 259 — |
— Per voi! per voi sola! — Poi levò al soffitto la fronte ispirata.
Il successo fu enorme. Quelle signore sembravano invase dal demone dell’entusiasmo. Aragno batteva le mani come un ossesso. E il baccano fu tale che all’uscio del salotto comparve il viso sorridente di Cesare, un po’ sbattuto e stanco, recante ancora le tracce del suo lavoro ingrato e senza poesia.
— Vedete per chi?!... Vedete per chi?!... sussurrò il poeta caldo ancora di ispirazione all’orecchio di Elena, seduta in disparte, smarrita nella folla che ingombrava la sua casa, cogli occhi ardenti e vaghi, sul viso smorto. - Per quest’uomo che scrive delle citazioni! ed io che vi porto in cuore come un raggio di sole, come un profumo, come un tormento, devo lasciarvi nel talamo di quest’uomo... Ah! se sapeste, Elena! quanti sogni, quante follie! quali tentazioni mi assalgono!...
— Tacete! disse ella.
— No! Non posso. Mi sento pazzo, Elena!