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preso sul serio il romanzo del cuore: ecco il nostro torto, perchè anch’io ci ho creduto per un istante. Ma non siamo abbastanza ricchi per permetterci cotesto lusso.

— Non credete all’amore? le dissi insolentemente. Non ci credete più?

— Oh, tutt’altro! È il ferro del mestiere. Ma credo a quello degli altri. Anche voi dovete crederci, ma in tutt’altro modo, per scaldare la vostra fantasia, e farne risultare dei bei quadri che vi frutteranno onori e quattrini.

— Oh, è un’infamia!

Ella si drizzò come una duchessa, cui si fosse mancato di rispetto, e mi disse seccamente:

— Me l’avete insegnata voi! Ora andatevene, che viene il conte.

— Oh! tanto meglio! Voglio conoscerlo