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quella donna che mi avea riempita l’anima di tanta luce e di tanti colori, che adesso attaccava i bottoni ai miei vestiti e mi rendeva ebete; e qualche volta m’ero strappato i capelli, qualche altra volta avevo pianto di rabbia, o avevo tirato giù linee e pennellate che il giorno dopo scancellavo. Ella mi guardava con sorpresa; mi stringeva le mani; mi diceva delle parole affettuose. Io le rispondevo sgarbatamente, infastidito, quasi iroso, e delle volte, trovandomi l’anima così vuota, piangevo tutt’altre lagrime.

Intanto i bisogni materiali della vita si facevano sentire più che mai. Quel pochissimo di cui potevo disporre era stato dissipato in un lampo; ero indebitato fin sopra ai capelli coll’oste, col padrone di casa, con tutti i miei amici ed anche coi semplici conoscenti, poichè la necessità mi avea reso