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creduti né stimati; per il matrimonio e per il negozio d’Aqui- leia, levato di mano dell’illustrissimo Cardinal de’ Medici; e per l’officio che diceva esser stato fatto in Spagna da uno delli am- basciatori estraordinari di Vostra Serenitá; e, molto piú di tutte le cose predette, per la lettera, che le fu scritta da lei a 18 di novembre passato; la qual piú volte ha detto Sua Altezza che ad un gondoliero non sarebbe stata scritta con maggior supe- rioritá Ma, perché intorno ad essa lettera mai da Sua Altezza me n’è stata pur accennata parola, perciò non è parso a me ancora di parlarne con lei, massime non ne avendo alcun or- dine per la commission mia; se ben alla granduchessa, colla quale ho conosciuto potere parlar con ogni vera confidenzia, mi son sforzato di dimostrar e di far toccar con mani, come feci anco con un favorito ministro, che n’era informato e che me ne parlò, che in essa lettera, essendo scritta come da padre a figliolo amatissimo, non vi era cosa, per la qual l’Altezza Sua dovesse con ragione prenderne alcuna alterazione, si come essa granduchessa e quel ministro mostrarono veramente di re- starne capaci. Per il che, considerando io, con tal avvertimento, che, se voleva trattar li due negozi principali delle galee e delle robbe della nave Gaiana, per li quali ero stato specialmente spedito, con un animo tanto alterato, senza raddolcirlo prima in qual- che parte, lo averei fatto con grandissimo pregiudicio d essi negozi; perciò, conforme alla commission mia, mi sforzai di far capace Sua Altezza del sincero ed amorevol procedere di Vostra Serenitá in universale con tutti li prencipi, ed in par- ticolar della paterna affezione ch’Ella le porta e della stima che fa della sua persona. Essendo io poi devenuto alli parti- colari delli disgusti che Sua Altezza aveva presi, delli quali, se ben furono da me trattati parte in principio della prima udienza e parte in fine, si come mi fu commesso, nondimeno ho voluto ora per maggior intelligenza della Serenitá Vostra dargliene conto unitamente, dicendole che, per ben sincerarne l’animo di Sua Altezza, mi valsi opportunamente delle ragioni e conside- razioni contenute in essa mia commissione, procedendo sempre