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Li pensieri propri di Sua Altezza presente sono principal- mente, per render la sua cittá piú popolata e piú ricca, d’ac- crescere il lavoro dell’arti dandogli ogni commoditá, acciò con maggior frequenza si possano esercitare; e però nell’ingresso del suo principato, per aumentare li negozi di esse, fu pronto a prestargli danari. Per la medesima causa ha vólto l’animo alle cose di Pisa, acciò si riempia di popolo e vi si faccia gran traffico. Impresa grande e difficile, perché quella cittá è abbandonata quasi da tutti li cittadini nobili e, mancandovi questi, il popolo non può né abitare né vivere, rispetto all’espedizione dei loro lavori ed alla vendita delle loro opere. Onde è quasi del tutto spopulata, e la povertá di quella parte, che v’è restata, non permette che vi si possa far molti negozi. La giustizia, che con troppo ri- gore viene amministrata da quelli che sono preposti al governo della cittá, tiene lontani gli uomini, li sgomenta che non ven- gano ad abitarvi, e causa che li scolari dello Studio, ai quali vien avuto poco rispetto dai giudici, siano di numero e di qua- litá diminuiti. Per rimediare a questi disordini, ha deliberalo Sua Altezza di trasferirsi a Pisa e di provvedere a tutte le cose, mutando primamente i ministri e non mandando in quel luogo commissari se non persone onorate, i quali, si come per avanti guadagnavano loco scudi e piú di tal carico, cosi si contentino di lasciar questo utile, dovendo poi essere cumulatamente pre- miati dal granduca per altro verso. Per introdur poi e conservare il negozio di mercanzia, di- segna Sua Altezza, imitando gli ordini di questa serenissima republica, di prestar danari a chi vorrá fabbricare navigli, offerendosi anco di contribuir danari per li medesimi traffichi a quelli che vorranno esercitarli, ordinando infine che qualche mercante principale vada ad aprirvi casa, come giá n’aveva parlato ad alcuni, i quali anco dovessero prendere l’appalto delle speziarie. Invigila Sua Altezza ad ordinare ed a regolare ben le bande dei suoi soldati, conoscendo questa milizia esser la fortezza e la sicurtá del suo Stato, e, perché solevano essere visitate Rotazioni degli ambasciatori veneti al Senato - lit s . 6