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uomini sediziosi, trovandosi tutte le parti unite in una grande ed esquisita egualitá, si vive con maggior quiete universale, con maggior sicurtá di tutti e con maggior riputazione publica; e, quello che apparisce di maggior momento è che, con maggior facilitá e senza tanta violenza, quanta a quei tempi si diceva esser necessaria, si mantiene il dominio. Non è dubbio che le republiche unite e ben ordinate sono nelle sue deliberazioni savie, nelle amicizie costanti e negli aiuti fedeli. Ma la repu- blica fiorentina non pare che potesse essere di questa sorte, essendo stata mal instituita, per non avere ben contemperato quei ordini, che assicurano la libertá e che ostano che la li- cenzia e imperizia di molti non disordini il governo, non avendo lasciato luogo conveniente alle condizioni dei cittadini buoni ed onorati, avendo aperto l’adito alle divisioni ed agli odii, essendo stata per il vero la forma tutta trasgressa ; donde ne segue che, si come evidenti erano gli errori di quel governo, cosi incerti riuscivano i beni che si potessero sperarne ; come, per il contrario, d’un principe savio, che conosce gl’interessi del suo Stato, che stima la grandezza degli altri potentati, che misura l’amicizie con la prudenza, si devono aspettare quei coni- modi, che possono partorire le forze ed il consiglio ben regolato. Signore di questo governo e dominatore di tutto questo Stato è ora Ferdinando de’ Medici, cardinale di santa Chiesa, il quale, avendo vivuto sempre con grandezza ed avendo mo- strato splendore e virtú nell’azioni sue, pareva appunto nato a quel principato, al qual il signor Iddio ha voluto condurlo. Vi successe per la morte del granduca Francesco, suo fratello, che sia in gloria, essendo mancato di questa vita senza poste- ritá legittima. Averia potuto vivere piú lungamente per la robusta complessione che aveva, se al vigore della natura avesse cor- risposto la moderazione e la regolazione del vivere; ma, facendo spesse e gran fatiche in campagna, riscaldandosi e sudando, provocò l’infermitá che gli fu causa della morte. Ritrovandosi alla villa del Poggio, dieci miglia lontano da Fiorenza, si faticò e stancò assai alla caccia di diverse fiere, e, dopo aver preso gran caldo ed essere stato esposto al vento,