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riducono a due capi: munizioni da vivere e munizioni da com- battere. Da vivere, la fertilitá del paese di Pisa, di Valdarno e di Siena ne somministra tanta copia, che nutriria piú eserciti; né è da dubitare che possa essere impedita, usandosi di far portare i grani dentro delle terre murate, estraendosene poi quella parte della quale ha bisogno il contado. Munizioni da combattere ne ha assai buona quantitá, avendo molti cannoni ed altri pezzi di varie sorti, tutti forniti con le sue balle, pol- vere ed altri apprestamenti per adoperarli, e tutti possono ascendere al numero di 200, avendo anco un eccellente fon- ditore, che continuamente ne va facendo. Li salnitri si lavorano, coinè si fa nelii Stati della Serenitá Vostra, e si usa diligenza acciò ne siano fatti molti, e si ha cura che ne siano consu- mati pochi. Questa è la milizia terrestre del granduca, la quale, accom- pagnata dalla marittima, può apportare molto servizio allo Stato ; e però le cose da mare sono state non solo instituite, ma am- pliate e ridotte al termine nel quale ora si ritrovano. Primie- ramente ha luoghi opportuni da fabbricare e tener galere, cioè Pisa, Livorno e l’Elba. Vi è anche Piombino, che saria co- modissimo a Sua Altezza, essendo situato nell’estremitá d’un promontorio, all’incontro dell’isola dell’Elba, e circondato da ogni parte dallo Stato del granduca; ma, per essere feudo d’im- perio e posseduto da’ suoi particolari signori, ancorché procu- rasse il granduca Cosmo d’ottenerlo, ne fu escluso per varie cause. In Pisa vi è l’arsenale, che ha cinque vòlte capaci di grossi vascelli, dove si fabbricano e tengono le galere, le quali per il fiume Arno si conducono alla marina. A Livorno è una fortezza, che difende i vascelli che si ricovrano in quella parte; ma per difenderli dal mare e dai venti non vi è luogo sicuro se non per quattro galere, e gli altri vascelli, oltre questi, sa- ranno sempre percossi dal vento d’ ostro, di garbino e di scirocco. L’isola dell’Elba è posta in luogo opportunissimo per passare nella Corsica, per trascorrere in Barbarla, per soprastare alli liti della Toscana, per travagliare la riviera di Genova e per