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L’ultimo giorno poi che mi trovai con Sua Altezza per licen- ziarmi, dapoi fatto meco l’officio del quale io dò conto per la scrittura ch’io ho appresentata a Sua Serenitá, ella entrò a farmi una lunghissima attestazione della sua buona volontá verso questo serenissimo dominio, e poi mi disse che molte volte era andata diligentemente fra sé discorrendo intorno la vera sicurtá d’Italia, e trovava indubitatamente che questa provincia non poteva re- cever offesa o danno notabile se non da due parti : o da eretici ed ugonotti dalla via di terra, o da turchi da quella di mare; e che, essendo anco andato pensando al remedio dell’una e dell’altra di dette due invasioni, non sapeva invero trovar né il migliore né il piú sicuro che veder uniti tutti quei prencipi, che in detta pro- vincia potessero aver qualche interesse, in una lega difensiva, nella quale, quanto prima si fossero stretti insieme il papa, il re cattolico e la Serenitá Vostra, per conseguenza necessaria vi con- venirebbono entrar anco tutti li altri prencipi d’Italia, o per vo- lontá o per forza. E soggiunse che, con detta lega ed unione, cia- scheduno potrebbe viver sicuro, poiché non basterebbe tutto il resto del mondo a poter far alcun minimo danno a questa pro- vincia, mediante li buoni ordini che si dariano. E di tutti li col- legati disse che non è dubio che la Serenitá Vostra ne riceverebbe da quest’unione maggior servizio e sicurtá; perché, si come per ragione si può assai piú temere che si movino i turchi che ere- tici, cosi non è alcuno piú esposto al detto pericolo che il Stato della Serenitá Vostra, che è veramente l’antemurale di tutta la cristianitá. E che perciò, disse anco, che le pareva che tanto piú ella vi doveva pensare, quanto che la era piú degli altri sottoposta ad ogni offensione che fusse fatta o dall’uno o dagli altri; anzi che, essendo piú volte andato considerando al particolar interesse della Serenitá Vostra, per la sua filial osservanzia verso di lei, non sa- peva veder che si potesse non solo trovar, ma neanco imaginar rimedio piú proporzionato al suo bisogno, né che la potesse affatto liberar dalli continui travagli che le soprastáno specialmente per le cose turchesche. Perché, se ben turchi sanno che, movendosi contra la Serenitá Vostra, facil cosa è per ragion di Stato che si possa far una lega de’ prencipi cristiani contra di loro (come si è fatto altre volte), sanno anco per prova che, essendo soliti li cristiani ad aspettar a trattar detta lega quando giá loro si sono mossi e che hanno dato principio ad invader alcun loco, le cose vanno tanto longo, che loro possono commodamente. far qualche progresso Relazioni degli ambasciatori veneti ai Senato - ni*. 3