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il grand maitre, conte di Herberstein. col generale Gruni favo- rito, quali, nell’uscire dalla camera, poi li osservai riscaldati nel volto e rissoluti ; cosi che compresi che sian stati in consiglio per tale facenda. Subbito doppo, il granduca usci dalla camera e mi fece chiamare. Mi disse che l’ambasciatore principe Fio per anco non gli aveva partecipate le publiche deliberazioni ; che dai ministri suoi aveva intese le medesime ; che giá vedeva chiaramente la poca inclinazione della republica in favorirlo ; che s’era ingannato nel prendere la rissoluzione di conformarsi alle sue leggi, le quali non amettevano convenienze, se non per lui, per l’arciduchessa, primogenita dell’imperatore ; che gli favori, che si pretendono fare, sono imperfetti e simulati; che il giorno di lunedi venturo avrebbe terminati li quattordici giorni, che pretendeva il magistrato alla Sanitá dal giorno 28 passato; che al conto del magistrato farebbe tutti li giorni ventuno, termine in cui era la contumacia, allorché a Vienna si trattò della me- desima ; che si vedeva considerato come l’ultimo uomo; non era mercantante né aveva mercanzie; e finalmente che voleva partire a qualunque costo. Tutto ciò disse il principe non poco alterato. Risposi con umiltá, ma quanto efficacemente ho potuto, che, quando Sua Altezza reale pensava cosi, io non ardivo rispon- dere se decidevano le sue reali rissoluzioni ; che supplicavo però a riflettere che la republica serenissima era discesa in questo affare gravissimo sin dove la condesendenza, l’amicizia vera e la salute di tutta Italia l’avevan potuto consigliare; che mi spiaceva a dire che le rissoluzioni di Sua Altezza reale potevano aver conseguenza, mentre gli altri Stati convicini resterebbero preclusi; .sentirebbe il spiacere degli altri principi; che lo stesso magistrato di Fiorenza era cagione della dilazione cogli altri dell’ Italia ; che questo affare non era dunque tutto della republica, né questa esser vaga, anzi spiacerli assai la contumacia; di grazia Sua Altezza reale non volese portar spiacere a principe riguar- devole; poteva esser utile ed era tanto amico; che altri principi per aventura attendevano con attenzione alterata questa amicizia, e l’ozio e Findiferenza darebbe campo a discorso; che li quat- tordici giorni non si potevano certamente computare che dal