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rissoluto, non lasciai di rispondere con sommissione: che il signor ambasciator cavalier Zen, per quanto intesi, aveva dimostrato con valide raggioni la necessitá della contumacia; che la corte finalmente v’aveva acconsentito; che la materia era gelosissima e si trattava della salute d’Italia, in cui esso era gran principe; che il male cieco e furibondo non distingueva persone né tempo; che gli passati funestissimi esempi delle straggi fatte dal morbo, che raggionevolmente si teme, avevano insegnata la rigidissima legge ; che i fatti hanno fatto vedere che un solo attorno di questo morbo, come scintilla, poteva cagionare vastissimo in- cendio; non credése Sua Altezza reale ciò ch’inorasi riferiva da Vienna ; facili le accuse per gli assenti; troppo alto, giusto e clemente l’animo suo per crederle; se egli s’era per il bene comune esposto al sagrifíeio, di grazia lo eonsumase; non esser finalmente cagione la republica di tale suo incommodo, ma piú tosto la trascuraggine con cui si lasciò inondar il male; assai, anzi, vi perde la republica serenissima nel suo commercio per custodire i suoi Stati e l’Italia, a cui è risponsabile in questa direzione, e molti dispendi soffriva per i ministri e per le truppe disperse nei porti per far argine all’infezione; supplicavo per tutto ciò l’Altezza Sua reale a tollerare per pochi giorni l’in- commodo, che, piacendo a Dio, se non nascesero accidenti, si farebbe dalla republica serenissima altre diminuzioni; tale essere il tenore delle commissioni avevo d’esponere, conferitomi da Sua Eccellenza il signor podestá, ripieno di premura di ben servirlo e di facilitare al possibile. Ascoltò quietamente il discorso, sovente però interompen- domi, e finalmente mi disse: — Voi potete dirmi quel che volete: io non voglio, né è del mio decoro il fermarmi di piú. Per avervi ascoltato, mi fermai sinora. — Or, vedendo io l’asseveranza di questo principe, mi rivolsi a supplicarlo che almeno, prima di prendere l’estrema rissoluzione, sicompiacese d’attendere fino a lunedi, 12, intanto che Sua Eccellenza podestá potese spedire un espresso a Venezia colle premure e le ferme rissoluzioni di Sua Altezza reale. Doppo varie insistenze sue e mie replicate suppliche, finalmente, calmatosi dal lungo colloquio, mi disse :