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furono gii ordini publici, ma perché, se il signor podestá non avesse complimentato la reale arciduchessa, non si sarebbe cer- tamente rivolto al principe Carlo di Lorena, a cui, doppo la perorazione di formalitá ai principi sovrani, per conveniente urbanitá, si felicitò pure il di lui arrivo: a che corrispose con piú inchini. S’aquetò alle raggioni. Poi voleva allontanare il colloquio; ma, fermato da me, gli dissi che tenevo commissione di concertare il ricevimento del signor podestá ; gli aggiunsi che il trattamento praticato nell’anno 1631 da un’arciduchessa di Austria, sorella dell’imperatore Ferdinando e granduchessa di Toscana, ad un podestá di Rovigo, da cui fu ricevuta al con- fine. decideva la questione come esempio in precisi termini, Negò lui e il gran ciambellano col ministro di Stato, marchese Bartolomei, che sopravenero nel discorso, che il caso fosse in termini. Dissero esser gran differenza fra quella e l’arciduchessa, figliuola unigenita dell*imperatore regnante ed erede dei ampli patrimoni austriaci, e fra il sangue ed i titoli reali, sostenuti per otto e piú secoli dalla casa di Lorena, e la recentissima di Toscana inalzatasi dal stato privato al soglio di Fiorenza; che per tutto ciò non si potevano trascurare le precise etichette ricevute da esso grani-mait e, contenute in grosso volume, che mi fece vedere e leggere, in cui si pretende che l’arciduchessa abbia ad esigere reali onori ed essere moderatissima in confe- rirli ; che, se poi il signor podestá presentase credenziali d’am- basciatore (e qui si stupiva che la republica non avese spedito l’ambasciatore a ricevere al confine, se non altro l’arciduchessa), allora, rispetto al carattere che rapprescntase, adorno del ius delle genti, egli non aveva difficoltá d’accordare il trattamento; che altrimente resisterebbe ad ogni facilitá, anche quando la troppa clemenza de’ principi colla loro superioritá vi concor- rese, onde non succeda l’esempio. Risposi con animo posato che veramente il signor podestá non aveva carattere d’amba- sciatore, ma che comandava un ampio e cospicuo territorio; ch’aveva i suoi titoli decorosi; che finalmente era una publica rappresentanza, ch’aveva i suoi titoli indelebili, si che giusta- mente si doveva trattare con quella distinzione che fu trattata;