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Sanitá, e ciò fino a San Michele e la Tomba; e che riuscirebbe piacevole un concerto di musica, diletto che sommamente piace ai principi. Per i riguardi della salute, non furono creduti op- portuni gli umili suggerimenti, e solo fu permesso al giovine Rotori, figlio del medesimo, di cantare alla loro presenza; il quale fu anche regallato d’una scatola d’oro. In questo frattempo premeva all’eccellentissimo signor po- destá di fare visite private a questi principi in aito di sua at- tenzione e riverenza; ma. come non furono ben intese le for- malitá praticate dal granduca nell’incontro al confine e che ri- levato ciò aveva dalle lettere sue private, cosi difTeri e scrísse per aver sopra di ciò istruzioni. Gli fu commesso anche che in nome suo e publico praticasse tali convenienze, ma cercasse prima di concertare il ricevimento decente. Comandò a me l’Eccellenza Sua il maneggio, e subbito ne parlai al signor ciambellano conte di Stainville, qual mi disse che concertassi prima col grand-maitre , conte di Herberstein, rispetto alle for- malitá colla reai principessa, doppo le quali concertereiibe poi riguardo al granduca. Mi portai dunque dal predetto conte di Herberstein, e dissi che in atto di dovere e stima desiderava il signor podestá presentarsi alla visita di Loro Altezze reali e non solo privatamente, ma anche in publico nome, come ne era incaricato. Mi rispose, lepidamente però, che poteva venire, ma che spiaque all’arciduchessa che al confine esso signor podestá non gli avesse fatto complimento; ch’egli stesso era stato attentissimo per sentir qualche cenno diretto a lei, come si conveniva distintamente alla figlia primogenita dell’impera- tore de’ romani, e che niente aveva inteso. E, nel dirmi queste parole, si mostrò un poco alterato Finsi e dimostrai, come do- vevo, stupore e sorpresa del suo discorso, e risposi che s’era molto ingannato; ch’egli arrivò a canto della carrozza de’ prín- cipi allorché il signor podestá terminava la sua breve ma ben concepita perorazione; che, se avesse ben inteso il discorso, avrebbe precisamente compreso che il podestá parlò sempre in numero plurale, pronunziando «Vostre Altezze reali»; del che non si poteva raggionevolmente dubitare, non solo perché tali