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inopportuna il far che i ministri publici, che non verrebbero ascoltati, avessero a sopraintendere alla proposta contumacia. In tali implicanze di sentimenti v’era in Venezia chi preten- deva che le richieste del granduca fossero ricercate, onde aver un fondato pretesto di non trasferirsi in Toscana. Il fatto però verificò ch’anzi niuna cosa era tanto desiderata da questo prin- cipe e dalla stessa arciduchessa che di levarsi dalla suggezione e dall’etichette molestissime e costringenti della corte di Vienna, alle quali soffrivano molto nel conformarsi per prudenza ed in- teresse, come ripugnanti al loro animo benigno, facile e familiare, quando non si tratti di sostenere nella vista del mondo le loro alte qualitá, nel che acuratamente non lasciano addietro niuna formalitá o convenienza. Incalorito il negozio con tali publiche prescrizioni dal signor ambasciatore cavalier Zen, deviò l’opinione de’ principi e mi- nistri di far la contumacia a Ala e, resistendo alle facilitá, per quanto si diede inteso, restò per qualche giorno sospeso. Quando, pochi giorni doppo la partenza del granduca da Vienna, incerto delle risoluzioni fosse per prendere, il di lui segretario intimo, portatosi da esso signor ambasciatore per conferire sopra l’affare in questione, si lasciò uscire di bocca che o il granduca non farebbe il viaggio o si assoggetterebbe a contumacia; ma pre- tendeva poi non averlo detto che incidentemente. A tale notizia, avanzata dall’ambasciatore Zen colla posta ordinaria, tutti in Venezia e sino i ministri stranieri eran persuasi che il granduca piú non si mettesse in cammino. Inaspettata dunque fu la staf- fetta che sopravenne da Vienna dello ambasciator Zen, in data 18, che ai 17 del mese di dicembre dell’anno corrente s’era giá posto in viaggio il granduca colla reale arciduchessa ed il principe Carlo di Lorena. Alla pronta occasione, per quanto lo permetteva il tempo, dall’eccellentissimo Savio alla Sanitá, Sebastian Giustinián, si fecero subite richieste di milizie per il ricevimento e scorta di tanti principi. Oltre i due regimenti Lagarda e Napolión, che si trovavano di presidio in Verona colle loro compagnie di gra- natieri ed alquante compagnie de’ nazionali, ordinò la marcia