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quanto di singoiar valore e virtú. Da questo io ho ricevuto quel maggior e piú assiduo servizio che potevo desiderare, e, si come quello ha procurato tutto il tempo della sua vita d’acquistar la grazia di Vostra Serenitá e delle Eccellenze Vostre con tante cariche esercitate e con tante fatiche fatte, cosi mi persuado che lodar le azioni e operazioni sue sia superfluo, essendo molto ben conosciuto dall’ Eccellenze Vostre il merito del suo valore e virtú. Questo fu fatto presentar dal granduca d’una collana, che si trova a’ suoi piedi. Quella, con quella maggior umiltá che se li conviene, la dimanda in dono alla Serenitá Vostra ed alle Signorie Vostre eccellentissime, bramandola e desiderali dola non solo per segno che sia gradito questo ed ogn’altro servizio da lui prestato, ma perché servirá di qualche commodo alla sua tenue fortuna, ritrovandosi aggravato da numerosissima famiglia, e particolarmente di quattordici figliuoli, cinque te- mine e nove maschi; quali, immitando le vestigie paterne, non degenereranno punto da quelle, obedendo e servendo sempre alli comandamenti di Vostra Serenitá e dell’Eccellenze Vostre illustrissime. Di me poi, serenissimo Principe, illustrissimi ed eccellentis- simi Signori, ho poco che dire; perché, se bene ho volentieri incontrata ed abbracciata l’occasione di servire la Serenitá Vo- stra in questa ambasciaria, non guardando ad alcun interesse o spesa, avendo procurato di comparir con ogni onorevolezza maggiore, sostenendo la dignitá di questa serenissima republica con quel splendore che si conviene alla grandezza di lei, ed invigilando con ogni spirito in ben esequir le sue commissioni, non ho però fatto cosa alcuna che non mi fosse dovuta. Posso ben di questo assicurar Vostra Serenitá e le Signorie Vostre eccellentissime che, come l’amor della patria è cosa tanto na- turale, che presso ogni uomo da bene deve andare avanti tutti gli altri fini e tutti gli altri desidèri, cosi io mi adoperarò sempre in maniera anco in ogni altro carico, che piacesse alla beni- gnitá della Serenitá Vostra di conferirmi, che né Ella si pen- tirá d’avermelo conferito, .né io averò mai scropolo nella mia conscienza di aver mancato in quello che potrá venir dalla