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facessi fede, come è veramente, che non era stato per colpa loro, perché in tutte le occasioni concernenti il servizio della Serenitá Vostra vi avevano tutti doi posto quel maggior pen- siero che se si fusse trattato delle proprie anime loro. E certo, serenissimo Prenci pe, che, se volessi dir tutto quello che doverei circa essa granduchessa, non mi basterebbono molti fogli di carta; ma, restringendomi, per non atediar maggiormente la Serenitá Vostra, le dirò questo solo, con quella veritá e sin- ceritá che debbo, parlando col mio Prencipe, che con molti evidentissimi e chiarissimi segni ho scoperta in quella princi- pessa tanta cordini devozione verso di lei e cosi ardente desi- derio d’ogni maggior essaltazione di questo serenissimo Stato, che non averei saputo che poter piú desiderare in qualsivoglia persona. La qual, quando io le raccomandai li negozi che avevo da trattare col granduca, interrompendomi, mi disse che era superfluo multiplicar in parole con lei, perché la se conosceva e confessava tanto obligata alla Serenitá Vostra, che, quando la potesse anco sparger il sangue per suo servizio, la conosce- rebbe di far assai manco di quello che la doverebbe; percioché, oltra per l’obligo suo naturale verso la patria, la Serenitá Vo- stra l’ha cosi signalatamente onorata e favorita colla sua grazia, che deve desiderar e pregar Dio, come fa a tutte l’ore, che se le presenti occasione di potersele almeno mostrar grata, chiamandosi ben spesso, non figliola, ma serva e schiava obli- gatissima di questa serenissima republica. Ha Sua Altezza, in tutto il tempo ch’io son stato a quella corte, parlato meco con ogni maggior confidenzia, scoprendomi il suo cuore con tanta sinceritá, che non credo che abbia po- tuto far piú col medesimo signor suo padre. E, essendosi molte volte doluta meco della durezza che il granduca usava con Vostra Serenitá nel negozio delle robbe, in veritá che non poteva contener le lacrime dall’intimo dispiacere che ne sen- tiva, dicendomi che era stata tolta in sospetto da Sua Altezza che la volesse piú per la republica che per lei, avendole piú volte detto che conosceva che ella averebbe dato tutto il Stato di Toscana per far un minimo piacer a Vostra Serenitá; e che