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con tutto ch’io mi trovassi alquanto indisposto, me ne andai però a Pratolino, ove si trovava la corte; e, avendo ritrovare» che il granduca era a caccia, ebbi tempo di ragionar al lungo colla granduchessa, la qual, col suo solito amorevole e since- rissimo procedere, mi avverti che il granduca aveva giá avute da Venezia diverse particolar informazioni, con copie autentiche, credo anco da magistrati publici, che la predetta nave Gaiana non era altramente veneziana; chela non era data in nota al- l’ufficio delli estraordinari; che la pagava ancorazo e tutte l’altre gravezze, come le forestiere; che, come la metteva banco per qualche viaggio, la non andava nel concorso di Rialto con ban- diere e suoni, come fanno le veneziane; e finalmente che la non faceva niente piú di quello che facevano le forestiere. Il che disse che mi aveva fatto sapere, accioché, parlandomene il granduca, non fossi còlto all’improviso. Ne ringraziai Sua Al- tezza quanto si conveniva, e le dissi che, quanto a me, per allora non averei parlato di essa nave, se non ne fossi stato provocato: però che, parlando con lei, che era tanto amorevole e confidente della Serenitá Vostra, voleva per sua particolar instruzione dechiarirle lo equivoco, che era stato preso sopra quel nome di «veneziana»da chi ne aveva informata Sua Altezza. E dissi che, ancora che una nave sia propriamente d’un nobile o d’un cittadino veneziano, essendo fatto fuori del Stato, il corpo di essa non si chiama «veneziano» quanto al pagar l’an- corazo e certe altre poche gravezze, poste da Vostra Serenitá per inanimar li suoi a fabricarne nel Stato; ma che questo non può in conto alcuno pregiudicar nel presente proposito, perché basta che una nave sia di veneziano per esser compresa nella promessa che fece il signor abbate Abbioso neH’eccellentissimo Collegio in nome di Sua Altezza, dovendone di essa recever beneficio il veneziano e non il semplice corpo della nave: in modo che si vede chiaramente che le predette informazioni, nel presente proposito che si trattava allora, non meritavano d’esser poste in alcuna considerazione. Mi rispose essa gran- duchessa che aveva avuta cara questa informazione, perché con opportunitá se ne vaierebbe; ma che mi voleva dir di piú,