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né spagnoli; che è quello che principalmente li preme. Desi- derarla Sua Altezza poter far il medesimo ilei Stato di Piom- bino: ma è negozio di riuscita difficilissima, per non dir impos- sibile, perché li spagnoli ne hanno il pressidio; perché nell’in- vestitura di Siena s’hanno riservato le giurisdizioni di quel Stato; perché ha porto comodo ed il luogo di Populonia attis- simo a fabricarne un altro; perché amano di tener oppressa Sua Altezza; perché hanno per massima, come dice il granduca, che tutto quello, che quovis modo si possa pigliare in Italia senza strepito, sia ben a tuórlo e tenerlo. E veramente, con la fa- brica di Portolongone si sono talmente ampliati ed impadro- niti delle marine di Toscana, che non hanno altro ostacolo che Livorno, tenendo all’incontro essi spagnoli Portolongone e tanti altri luoghi, quanti ho di sopra raccontati, nelli pressidi de’ quali luoghi spendono ogn’anno 150.000 scudi. In tutto il Stato di Sua Altezza vi sono molte fortezze, buone per arte e per natura. Le quattro principali, che oggidi vengono in considerazione, sono Radicofani, Livorno, Grossetto e Purto- ferragio. Radicofani, frontiera del Stato ecclesiastico, posto sopra un monte in sito ristretto. Portoferragio ha tre forti : la Stella, il Falcon e la Lenguetta, congiunti con un muro, e diffende un porto capacissimo: è distante dieci miglia dal promontorio di Piombino. Venne questo luogo in considerazione al tempo di Barbarossa, che vi si ridusse con Tarmata turchesca, e si conobbe allora che il fabricarlo importasse grandemente alla sicurtá del Stato di Siena, e fu concesso il sito solo daU’im- perator Carlo al granduca Cosimo, che lo fabricò e ridusse nel stato ch’ora si ritrova. Grossetto è posto nella maremma di Siena, in cattivo aere, ma in sito forte ed è frontiera di Orbatello. E nell’uno e nell’altro di questi luoghi Sua Altezza tiene pressidio maggiore dell’ordinario, con le provisioni suffi- cienti, doppo la fabrica di Portolongone, che lo ha posto in gelosia. Livorno è la quarta fortezza. Quest’è la chiave di Toscana, dalla cui conservazione e perdita dipende la salute e la ruina di quel Stato, perché, col mezzo di essa, in tempo di pace si indrizzano li traffichi e si mantiene il commercio