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far cosa grata alla Serenitá Vostra, si contentò che detto or- dine s’estendesse anco in quell’altre, che veramente fossero de’ veneziani. Quanto alle robbe tolte dalla nave Gaiana, mi disse sin dal principio che aveva particolar informazione da’ mercanti di que- sta cittá che gran parte di essa nave è de’ peroti e de’ scioti ; che è conforme a quanto era notato sopra il medesimo libretto de carico d’essa ed a quanto aveva deposto l’istesso scrivano in voce. Oltre che, disse che detta nave, quando fu incontrata, non portava insegna di San Marco, ch’era manifesto segno che li medesimi parcenevoli non pretendevano che la fosse veneziana; e che però, stante le cose predette, non era necessario che vi si interponesse la parola di Vostra Serenitá, della qual fa e fará sempre quella stima maggiore che si possa dire. Soggiongendo che, con tutto ciò, se Ella recercherá esse robbe in dono, gli le fará prontamente dare, per dimostrar il rispetto che le porta ed il desiderio che ha di gratificarla in qualunque occasione che possa, salvo il suo onore. Se ben non voglio tacere quello che Sua Altezza disse ultimamente al signor Bartolomeo Ca- pello, parlando in questo proposito: che anco li anni passati ella fece restituir, in gratificazione di Vostra Serenitá, altre robbe di simil natura, per la valuta di piú di 12.000 ducati ; niente- dimeno che la non ne fu pur ringraziata con due sole righe di lettera. Non starò ora, serenissimo Prencipe, a replicar quello ch’io rispondessi alle cose predette, perché so d’aver del tutto dato minuto conto a Vostra Serenitá di volta in volta. Ma non voglio giá restar di dire, ed è vero, che alle ragioni ch’io dissi ed alle considerazioni che feci, mai Sua Altezza rispose altro, se non che io dicevo gran ragioni, ma che anch’ella ne aveva per la parte sua, concludendo che sapeva piú il pazzo in casa sua che il savio in casa d’altri. Onde, con tali e simili pro- poste e risposte, passarono tutte le audienzie, senza che Sua Altezza si volesse ponto mutare da quello che nu disse la prima volta che le parlai, fino che mi sopragionsero le lettere della Serenitá Vostra de’ 18 del passato. Per essecuzion delle quali,