Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/64

Fiorenza fu in tumulto, e, essendo scoperta quasi tutta la nobiltá contra Medici, né loro se confidavano de’ cittadini, ne loro cittadini volevano lassar passare occasione che non s’assicurassero se potevano. E, sopragiunto da Roma Filippo Strozza, nepote del pontefice, malcontento di Sua Santitá per non gli aver voluto fare suo figliuolo cardinale, fu causa di dare maggior animo al popolo rii Fiorenza, e non meno madama Clarice, sua moglie, sorella del quondam Lorenzo de’ Medici. Per il che il reverendissimo Cortona cor» il magnifico Ippolito, dopo molta consultazione, cominciarono di notte mandar via la robba loro; e, vedendo crescere il tumulto c periodo ogni giorno, cosí richiesti ila alcuni cittadini e consigliati da Filippo Strozzi, dettero libertá a molti cittadini, e in primis agli Otto di pratica, di poter fare le sue consultazione e consigli, quali loro chiamano * pratiche», in Palazzo, che prima tutti si facevano in casa ile’ Medici, e con quanto numero de cittadini volevano provedere alle cose della cittá, come le parea il meglio; e cosí fecero. Imperoché gli Otto di pratica chiamarono il Consiglio di 70, solito ridursi per materie di Stato, e appresso chiamarono 30 per quarticro, quali appellano «aroti» (quelli che noi chiamiamo de «zonta») e tolsero delli nemici ile’ Medici per satisfare ad ognuno e unire la cittá, se potevano. Nel qual Consiglio fu mandato oratori al reverendissimo Cortona e magnifico Ippolito per ratificare quello ch’avevano detto: cioè che erano contenti che deliberassero quanto fusse espediente alla cittá. 11 che essendo ratificato c confirmato dalli predetti, fu trattato di componersi con loro Medici che contentassero de plano lassare il Stato di Fiorenza al populo di quella cittá; e, essendo andati messi manzi c ’ndietro fra loro, e massime Filippo Strozzi, finalmente fu concluso cl concordio con alcuni capitoli. Ma li principali furono che li Medici promissero di rinonziare il Stato di quella cittá al populo di essa e, come fu detto, di dargli le fortezze di Pisa e Livorno; e li signori fiorentini acquietarono li Medici di non li domandar conto de danari né di amministrazione alcuna; che li Medici potessero essere cittadini privati come gli altri c li fossero confirmati molti privileggi e potessero stare nella cittá. Ma il giorno