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a San Gioanni in Val d’Arno, miglia 20 in 24 lontan da Fiorenza. In qual pericolo quel giorno fusse quella cittá con li l.mzichinecclii cosí propinqui, e li nostri io miglia lontano, e le genti del marchese di Saluzzo 12. con 3000 fanti nella cittá, ognuno cl può comprendere; e in-qua! pericolo anco fusse ognuno che in quel giorno si attrovò in Fiorenza in tanto tumulto, in mezo picche, arcobusi, spade e alabarde, non si sapendo chi fossero amici e chi nemici, si può molto ben giudicare. Il giorno seguente si trattò di far entrare li signori fiorentini nella liga del re cristianissimo c nostra, come principali, si come aveano promesso, e, dopo molte difficoltá, finalmente fu concluso l’appontamento fra ’l clarissimo Alvise Pisani e me, per nome delle Signorie Vostre, e li signori fiorentini, li quali per due capitulazioni fatte, cioè in fine giorni, se declarórno voler esser inclusi e compresi come principali nella liga del re cristianissimo e nostra, con obligazione di tenere, in oualonche luoco d’Italia clic paresse alla liga dover far guerra, a sue spese, fanti 3000, lanze 300 e cavaileggeri 500. La quale confederazione conclusa, venne nova come il duca di Borbón avea declinato la strada a banda sinistra per Val d’Ambra, verso ’1 Senese, e fu indicato che l’andasse in diligenzia verso Roma. Donde, consultata la materia, fu deliberato mandare il conte Guido Rangone in diligenzia con cavaileggeri 500 c fanti 5000 verso Roma, e che poi lo essercito francese c nostro seguitassero. E cosí li detti esserciti passarono per Fiorenza a ili primo maggio. Fu iudicato in primis il nostro uno cssercito molto florido, e in questi giorni il signor duca d’ Urbino accettò il castello di San Leo. Ma, inanzi che le dette genti fossero appresso Roma, il duca di Borbón con i lanzichinecchi giunsero a Roma, la assaltarono e per via di Trastevere vi entrarono e la saccheggiarono. Il pontefice con li cardinali, eccetto alcuni che restarono in Roma, se redasse in Castello, dove convenne pattuire con cesarei come vòlsero e darli danari c promettergli e ancora essere in le loro mano prigioni. Li nostri andarono fin miglia io lontan da Roma, e non gli parse seguir piú oltra il camino. Seguita la ruina di Roma con il papa prigione, a di 6 maggio,