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Né abbiamo a tacere in questo luogo come da essi signori Capelli, padre e figlio, siamo stati tanto onorati e con tal ossequio, dal principio al fine, ne rincontrarne, nel visitarne, ne l’accompagnarne, diremo anco piú schiettamente nel servirne, che non hanno lasciato indietro atto né officio alcuno di somma riverenza, riconoscendo (come in tutti li raggionamenti non si sazia mai di far la granduchessa) con umilissime parole le grazie e li favori ottenuti da Vostra Serenitá certo con somma gratitudine, dicendo liberamente essa granduchessa al marito che piú ella stima di essere nata figliola di Vostra Serenitá che Tesser stata fatta moglie sua e granduchessa. 11 medesimo confirmavano li suoi. Ma il signor Vettor, per quello si può vedere, non manco par sia amato e favorito dal granduca che sia dalla sorella, vedendosi perciò che Sua Altezza procede seco con molta, non pur domestichezza, ma confidenza; e. per quello abbiamo potuto comprendere, non gli sono tacciute dal granduca molte delle cose sue piú intime e piú importami: indizio del disegno che fa sopra la sua persona, volendo che sia onorato da tutti, non come suo cognato, ma piú che fratello, con averli fatto dar luogo a tavola dalli propri fratelli, non tanto don Giovanni, quanto don Pietro, che è pure da considerare, e nominandolo ciascuno di corte con titolo di «Eccellenza». Ora, serenissimo Prencipe, non ne resta a dir altro intorno a quello che appartiene all’alloggio nostro, e potressimo far fine, se, con gran biasimo nostro, volessimo preterire in silenzio e lasciar di riferire quello che ritorna non meno a laude ed onore publico che privato. Non dovendo adunque farlo, stimiamo necessario di aggiongere che, essendo noi stati accompagnati e serviti nel presente viaggio da tanto e cosí gran numero di nobili, quanto può sapere ed aver inteso ognuno, che non vediamo di lungo tempo esser uscita fuori altra legazione con piú numerosa né piú nobile compagnia, possiamo affermare alla Serenitá Vostra ed all’Eccellenze Vostre cosa che per avventura doverá parere incredibile, ma sopra Tonor nostro l’attestiamo per verissima: che in tutto questo viaggio di trentacinque e piú giorni, dalli