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offizio che non tratta però se non in cose di giustizia e di poca occupazione, ancorché sia di gran riputazione. A questa via di ricchezza, che arrivò il Concino, camina a gran passi anco questo Serguidi, per la grazia ed autoritá che ha con Sua Altezza e per li doni e grazie che ogni di va ricevendo, passando per mano sua tutti li negozi. Ma, oltre di questo, se alcuno è a chi confidi il granduca alcuna cosa separatamente, sono tre o quattro de’suoi stipendiati: li due, cioè, che furono mandati qua: il signor Mario Sforza, onorato, come abbiamo detto, del maggior grado, che è di generale della fanteria; ed il signor Alvise Dovara, cremonese, provísionato anco dal re di Spagna, ed ora dato per consiglierò in capite al signor don Pietro in questo suo viaggio. Aspirava questo ad esser luogotenente generale e mastro di campo suo; ma, perché li colonelli non consentivano ad obedirlo, però don Pietro non ha ardito di farlo. Oltre questi due, mostra Sua Altezza di aver caro il signor Prospero Colonna, molto ben conosciuto dalla Serenitá Vostra, provisionato di 1500 scudi e colonello al presente di 3000 fanti; ma non tanto confidente della granduchessa, quanto gli altri due. Però egli, accorgendosi, si va aiutando quanto può per mettersi in grazia come quelli, si come fa il medesimo il conte di San Segondo, parmesano, della casa di Rossi, provisionato di 1200 scudi, ma non molto confidente ancor lui, rispetto all’esser stato favoritissimo dell’altra granduchessa, che lo maritò con una sua dama, signora allemana. Tutti questi quattro sono li piú graduati e li piú principali nel servizio di Sua Altezza, insieme col marchese Vitellio, figliuolo naturale del signor Chiappino e suo erede, restato molto ricco ed andato al presente, come uno de’ principali, appresso il signor don Pietro. Fra li graduati vi è di piú il signor di Monteaúto, che ha il governo di Siena, con 2000 scudi di provisione, ma tanto vecchio, che è poco piú atto ad adoperarsi altrove, lasciato continuare in quel governo piú per non esser fiorentino e per non accrescere ne’ senesi l’odio, se fosse fiorentino, che per altro. Tale è l’incompatibilitá degli uni con gli altri, che questo, come vecchio e forastiero, è comportato.