Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/267

che fa la Serenitá Vostra nel ridurlo sotto le tezze al coperto, non permettendo dall’altra parte, come scarso ed avarissimo che ne era, che vi andasse a male né se ne consumasse vanamente un’oncia; affermandone d’averne in essere copia, che, benché mal volontieri, però non aveva potuto mancare di non provederne di buona somma a questi ministri del re di Spagna. Ho detto delle munizioni, che servono per instrumento nelle cose della guerra; ma, perché nella conservazione de’ Stati niuno è riputato miglior instrumento del danaro, essendo quello il nervo e fondamento d’ogni cosa, quanto a questa parte adunque del danaro considerasi in esso l’entrata e la spesa. Quanto all’entrata, passando questa per mano d’un generai depositario, per quello abbiamo potuto ritrarre da una nota avuta per ottima via, ascende l’entrata alla somma di 1.265.000 scudi un anno per l’altro (sono quelli scudi di ducati sette di moneta l’uno, come li nostri; ma. essendo la moneta alquanto piú leggera della nostra, vengono ad esser, di peggio- delli nostri, cinque o sei per cento). Si computano tra questi li 100.o<>o che rende lo Stato di Siena, benché l’opinione commune sia che l’entrata non ecceda un millione, non contandosi in questi una somma di 40.000 scudi de’ beni e possessione proprie e particolari di Sua Altezza, che non vanno alla depositaria, ma alti fattori ed al contor o scrittorio, come dicono lá, delle possessioni. Si cava il millione, o quel piú che sia, da forse venti capi, quali tutti consistono in gabelle, in dazi ed imposizioni antiche, fino al tempo della republica, come della farina, cioè della macena, della carne, del sale, della grascia, delle dogane di Fiorenza, di Pisa, di Pistoggia, di quella di Livorno e Pietrasanta; delle porte, pagandosi la sua tassa di qualunque minima cosa, che vi entri, etíam d’un paro di polli o di una dozzena d’ovi; d’una decima ordinaria di tutti li beni stabeli, ad uso delle nostre decime, ma piú mite alquanto, non pagandosi se non per le tasse antiche, in modo che la decima riviene a poco piú di 7 per cento. Ma grave è la gravezza de’ contratti di tutto quello che si compra e vende, pagandosi in ragione di