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maggiori, come n’ha grandi e familiari l’essempi, si deve credere die sia per riuscire molto felice. È d’etá d’anni 35, di mediocre statura, di pelo nero, di non molto bell’aspetto, né riesce molto garbato nel vestire e nelli moti del corpo, di complessione malinconica, come credo che sia in mente di molte dell’Eccellenze Vostre illustrissime, che l’hanno velluto in questa cittá. Si prende poco piacere delle cacce e d’altre fatiche, ma ha posti tutti i suoi diletti in alcune arti, nelle quali fa professione di ritrovarvi e aggiungervi molte cose nuove, coni’è in effetto. Imperoché ha ritrovato il modo di fondere il cristallo di montagna, e lo fonde in vasi da bevere e altre sorti, lavorandoli nelle fornaci nel medesimo modo che si lavora il vetro ordinario; e perciò ha salariati alcuni mastri de’ nostri da Murano molto sufficienti Questi vasi, e per la materia in sé e per I’artitízio. sono molto nobili e vaghi, e tanto piú desiderabili quanto che la materia è fatta per man sua, e anco per il lavoro riescono molto belli. Ha di piú ritrovato il modo di fare la porcellana d’india, e riesce, a tutte le prove che si fanno, di quella qualitá che è quella dell’India, cioè nel trasparire, nel gettar il fuoco, nella leggerezza, nella sottilezza e in tutte le altre condizioni. E m’ha detto Sua Altezza esservi stato attorno piú di dieci anni prima che l’abbia potuto ritrovare, avendone di giá avuto un poco di lume da uno che venne di Levante, ed esso poi fatto ordinatamente lavorarvi un uomo per ciò salariato, facendo ogni giorno nuova esperienza e con incredibile pazienza, guastandone le migliara prima che ne sia venuto in total cognizione. Fa ordinariamente lavorare ad intagliar gioie, ed ora, oltre ad alcune tavole, che fa fare di pietra di grandissimo valore, a diversi colori, con disegno tramesse l’una nell’altra, fa cavare alcuni vasi in alcuni pezzi di lapislazuli. Si diletta anco di formare delle gioie false e cosí simili alle vere, che alcune volte li gioiellieri stessi restano ingannati; e mi mostrò un vasetto, fatto da lui di smeraldo, invero molto bello. Delle buone n’ha molta cognizione. Relazioni degli ambasctatori veneti al Senato - III. 15