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di tutti dazi e gabele, cava ducati 300.000; di Siena, ut supra, ducati 100.000; di beni suoi stabili, ducati 24.000; di vetrioli, che fa lavorare, ducati 90.000 netti d’ogni spesa; della doana di Livorno e di Pisa e di altre terre tassate, in tutto ducati 106.000; del dazio delle macine, che è per tutto lo Stato, cosi per il contado come per le cittá, eccetto che in Siena, cava a ragione di 12 per staro: veneriano ducati 150.000; della carne, per tutto lo Stato, eccetto Siena, 40.000. E questi dui ultimi dazi sono nuovi, cioè messi da Sua Eccellenza, coni’è anco il sale, il quale si fa a Volterra in alcuni pozzi, fatti in quelle colline, i quali empiti d’acqua, con poco fuoco e poca spesa, la terza parte resta sale. Costa questo sale a Sua Eccellenza un quattrino la libra, e lo vende 12 quattrini la libra: non è però molto buono; e ne cava ducati 90.000. Questa entrata importa in tutto 900.000 ducati. Di piú Sua Eccellenza trae, dalle minère del ferro e d’argento e confiscazion de’ beni, molti danari ogni anno, ma non si sa la quantitá. Ma quello ch’è insopportabile alli popoli, ogni anno, nel tempo del raccolto, fa fare gride severissime che nessuno non possi comprare né fare incette, e poi Sua Eccellenza fa comprare ogni cosa per suo conto, e vende tutto l’anno a quel prezzo che gli pare. La qual usanza fu introdotta al tempo della duchessa morta, e si faceva in suo nome: nientedimanco doppo la morte sua si è continuata senza rispetto, essendo di molta utilitá; e viene essercitata nel formento ed in ogni sorte di biade, olio, vino ed ogni cosa piú utile, talmente che ognuna di queste cose, dal formento in poi, si vende il doppio piú in Fiorenza che non si fa in questa ed in ogni altra cittá. E a questo modo si ha fatto un’entrata ogni anno di molte miliara di ducati. Attende Sua Eccellenza con ogni spirito a queste sue entrate per conservarle ed accrescerle, onde non entra né esce della sua cittá cosa, che tutto non paghi; né si ha rispetto a cosa alcuna e persona, sia di che grado o condizione si voglia. Ed a questo proposito non voglio restar di dire alla Serenitá Vostra ed alle Signorie Vostre eccellentissime che, avendo i daziari trovato sopra li muli miei, il di che io entrai in Fiorenza,