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fatale? e il gran Cosimo vecchio, che tonto valse e tanto puoté, essendo privato cittadino, che ottenne il principato civile nella cittá e fece tante gran cose col splendor delle sue ricchezze e con la prudenza e con lo ingegno, che ben faceva che questo saputo vecchio si avvedesse che della sua famiglia dovesse riuscir tanti cardinali, tanti papi, tanti duchi e prencipi e regine, poiché a tanta grandezza pareva che si affaticasse di apparecchiar li palazzi e le stanze regali per grandezza del prencipe assoluto, che alla fine dovea riuscire del suo sangue, il quale con tanta felicitá non piú civilmente ma regiamente governasse e divenisse tale come ora si vede Cosimo, duca di Fiorenza e di Siena? 11 quale, cosí come è grande nel maneggio e nel governo dello Stato, cosí giá soleva usar tutte le grandezze in tutte le cose. Ma da un tempo in qua è molto rimesso e ritirato, e nelle cose della casa non vive invero da prencipe con quelle grandezze esquisite che suoleno usar gli altri prencipi o duchi, ma vive come un grandissimo padre di famiglia e mangia sempre unitamente con la moglie e con figlioli, con una tavola moderatamente onorata. Né li figlioli fanno da sé tavola né altra spesa, come si usa ne le altre corti, ma tutta è una spesa ed una sola corte; e cosí nell’andar fuori o per la cittá o in campagna, dove va il duca, va la moglie, i figlioli tutti, le donne e tutta la casa, con una guardia sempre a canto di una banda di alemanni, di una compagnia di leggeri e di 100 archibusieri, che non mancano mai, e lui sta sempre armato di maniche e zacco, di spada e pugnale, con la sua numerata corte che lo segue. Ché, dove va la sua persona, vanno tutti li suoi capitani, provisionali e stipendiati, che manco di 600 cavalli non sono mai, che tutti ad un suon di tromba si moveno; ché è la loro ridutta a tanta facilitá, che li muli e li carriaggi, che sono infiniti quelli che seguono, sono pronti e presti in seguire. Né altri vi sono che faccino corte di quelli della cittá, perché il duca non vuole che né le donne né gli uomini si occupano in altro se non nelle sue facende, per non esser né atti né assuefatti a questo, come è usanza di fare nell’altre corti de’ prencipi.