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è, ma perché cosí vuole «Quei che la dá, perché da lui si chiami», perché con questo mezo il signor Dio vuole che si conosca che ogni bene non viene da virtú né da valor degli uomini, ma solo da Sua Maestá. E questo ho voluto dire non giá per iattanzia né per esprobrazione, ma perché se reconosca che un piccolo cittadino può essere qualche fiata utile alla sua patria, il quale in un punto con la opinion e raccordi suoi la può salvare. E però diceva quel grande Scipion Africano quod «malebat unum civem servare, quam mille hostes perdere», perché in un punto, come è detto, un cittadino salva uno Stato. Il mio secretano Daniel de’ Ludovici ha servito le Signorie Vostre con la medesima sinceritá, fede e buona fortuna; e certo delle sue laudi io non potria dir tanto che in alcuna parte satisfacesse, perché in lui è ogni sufficienzia, summa fede ed ogni virtú; lui ha infiniti meriti con questo Stato ed è in gran bisogno di essere adiutato. Della sufficienzia, della fede, virtú e valor suo io, che l’ho provato e a Roma e qui a Fiorenza, ne posso fare amplissima fede alle Signorie Vostre e ne sono ottimo e veridico testimonio. Li meriti le Signorie Vostre li sanno, perché lui è stato al Cairo con gli oratori di Vostra Serenitá al sultano Seiino e poi a Costantinopoli due fiate : una col magnifico messer Alessandro Mocenigo cavalier, l’altra col magnifico messer Toma Contarmi bailo; lui due fiate in campo con la Serenitá Vostra, serenissimo Prencipe, e con il clarissimo Pisani; meco per tre anni a Roma in tante fatiche, affanni, periculi, tumulti della cittá, ed ultimo luoco a Fiorenza in tanti tumulti e tanto ardente e pericolosa pestilenzia: adeo che, se ’l non è mandato a combattere con i leoni ed orsi, non so quanto piú el possi essere operato. La necessitá sua ognuno l’intende, perché el s’attrova con 7 in 8 fratelli senza facultá alcuna, ed il forzo de loro alli servizi vostri, di ottimi costumi e di natura angelica. El se convien, serenissimo Prencipe, alla sapienzia di questo Stato riconoscere, onorare ed essaltare e adoperar quelli che sono virtuosi, sufficienti e fedeli; alla gratitudine di quello rimunerar quelli che s’hanno affaticato e che l’hanno servito; alla pietá