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Maurizio Codogno 27


§5 Anche la struttura logica del libro è fuori standard. Il testo non è propriamente scritto in capitoli, ma in sezioni (da 1 a 7, con le sottosezioni specificate da una lettera). Esse a prima vista assomigliano ai capitoli, nel senso che nella versione cartacea cominciano su una nuova pagina, ma non hanno titolo e non mostrano un vero stacco. Le sezioni sono precedute da una “Breve ma necessaria premessa” (davvero breve, non solo per i suoi standard ma anche in assoluto) nella quale Wallace avverte il lettore sulle idiosincrasie che troverà, sia per quanto riguarda il testo a due livelli di profondità che per le abbreviazioni principali usate nel testo. Il primo capitolo è anch’esso relativamente breve e più che altro filosofico: vi troviamo infatti, oltre alla dichiarazione di intenti per il seguito, uno sguardo sul concetto di astrazione in matematica. Wallace comincia raccontando della fama di pazzia dei matematici, un classico soprattutto quando si parla di logici come Cantor o Gödel. Cita Chesterton: “I poeti non diventano matti, i matematici invece sì. Il pericolo è nella logica, non nell’immaginazione.” solo per contraddirlo: secondo lui, non è infatti la logica che fa diventare matti, ma l’astrazione, e l’infinito è per DFW il massimo dell’astrazione.