Pagina:Una cultura è meglio di due.pdf/33

Una cultura è meglio di due 24

sceva per parlare soprattutto delle persone dietro le scoperte: il focus (teorico) del libro è su Cantor, e DFW lo prende molto sul serio, dilungandosi su quali erano i suoi lavori matematici prima che si infilasse nel ginepraio della teoria dell’infinito. Vi siete mai chiesti perché diavolo Cantor si fosse sognato di dedicarcisi?1 Probabilmente no, a meno che non siate appassionati di matematica, se non proprio matematici di professione.

Poi naturalmente DFW ci mette del suo. Il testo è affiancato da tantissime note, 408 in tutto; forse per non spaventare il lettore la numerazione ricomincia da capo in ogni sezione. Un numero così alto di note in genere si trova nei testi che citano puntigliosamente le fonti delle proprie affermazioni; ma questo non è mai il caso di Wallace: le note sono un’altra dimensione del


  1. Tra l’altro i lavori cantoriani sulla convergenza puntuale di serie di potenze, che gli hanno fatto capire che non era così banale dare una definizione coerente di insieme infinito di punti, sono moto più incasinati della teoria sugli infiniti vera e propria, e in effetti sono quelli la cui spiegazione nel libretto è meno solida: probabilmente Wallace non li aveva compresi troppo bene. DFW lo ammette anche in una nota, assicurando che “la parte più brutale finirà presto” (pag. 194)