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DISCOUSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

osservate fino a’ dì nostri sono anteriori di poco, o contempo- ranee alle prime stampe, e scritte meno in carta che in per- ^^amcaa, e quasi sempre miniate e dorate poo o molto a ra- beschi. L’età più recente e la consistenza della cartapecora le hanno difese dal guasto; e gli ornamenti, che inducevano ad averne più cura, allettarono compratori; e furono preservate a decorare biblioteche : ed uno bellissimo senza indizio d’età mi fu donato dal Generale Mazzuchelli che lo portò dalla Spagna. Gl’intendenti interrogali su la sua probabile antichità, mi ri- sposero con pareri discordi; né io mi frapporrò arbitro indegno. — È di mezzano volume; con rare macchie, e tutte le iniziali de’ canti e i capoversi d’ogni terzina alluminati : e non ha po- stilla veruna. — Uno de’ codici cartacei mi fu mandato spon- taneamente da Guglielmo Roscoe, al quale due secoli dell’Ita- liana letteratura sono debitori di nuova gloria, e i profughi dall’Italia di modeste e generose consolazioni. — Questo codice è in foglio, di carta bruna, compatta; con brevissime glosse 1 itine fra’ versi, e più abbondinti ne’ margini , e tutte a ca- ratteri minutissimi, di varie penne, e talune illeggibili. Finisce, Deo gras Yale ’perennando anno ccclxxix. Ferarie xxvii die Februarj, e il mille non è prefissso al ecc. Se la data sia del copiatore non saprei dirlo ; perchè una linea d’inchiostro sbia- dato traversa tutte le lettere, e lascia dis:ernere la lor giaci- tura, ma non le forme; e parrebbe tarda cancellatura di chi poi sotto alla linea scrisse a rossi caratteri semigotici:

MVxMìM 27 imm[nì\3.

L’ortografia fu di certo alterata da lettori più tardi di forse due secoli a forza di apostrofi, e virgole, e accenti, e grimal- delli cotali , che danno a’ vocaboli giaciture e suoni e sensi alieni dalle loro proprietà. Cosi lo diresti più antico e più moderno dt 11’ altro: e pessimi tutti e due, le più volte; e tuttavia luminosi qua e là di alcuna variante si nuova, che io starei forse a rischio d’ imbizzarrire per questi codici miei , e d’ esclamare con gli uomini gravi : — « Questa è la le- » zione che sola basterebbe a rendere prezioso il codice nostro » a fronte di tutti gli altri editi e manoscritti infiniti’. » D’e- semplari parecchi registrerò le varianti a’ piedi del testo su la fede de’ filologi; benché a me giovino non così ad emendare, come a persuadermi che l’autorità de’ codici è niente.

CCIV. E dopo il Ì4n0 gl’introduttori dell’arte tipografica, senza far motto né dove se li trovassero , né quali si fossero, di che antichità, li moltiplicavano in venti o vent’una edi-


1 Costanzo, Annotazioììi al God. Gassili., Inferno, XVIII 12.


DISCORSO