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ISCORSO SUL TESTO DEL POEMA Di DANTE. 339

ti’O alle dottrine letterarie di Dante creduta del Machiavelli ; * — e senz’ altro, anche una descrizione della peste di Firenze , dal 1527, abbelhta di certo amorazzo in una chiesa, gli viene attribuita indegnamente, perchè era allora per l’appunto occu- pato di cure pubbliche, e commissario col Guicciardini in Pia- cenza ; donde quasi appena tornato, ammalò a mezzo l’anno, e mori. Allo stile leccato , parrebbe scrittura del Firenzuola. L’altra intorno alla lingua anche Apostolo Zeno non prima la vide, l’ebbe in sospetto d’apocrifa, perchè s’inframmette in questioni grammaticali insorte più tardi ^ Da prinia fu dal Bottari aggiunta anonima alle chiacchiere deìV Èrcolano ; ’ ma non passarono due anni che i Fiorentini n’ abbellirono il Ma- chiavelli ’’, e bastò ; ed oggi tutti sei credono. Ben affetta, non però li ritrae, i modi di lui, e rimase ignotissima per duecento anni agli editori dell’opere sue: parmi fattura, o m’inganno, sotterrata a fine d’essere discoperta, a contrapporre 1’ autorità d’un grand’ uomo ad un altro. Di questa e d’ altre industrie, ad alcuni grammatici fiorentini doveva forse rimordere la co- scienza ; ma ninno d’ essi poteva, né avrebbero mai voluto, an- nientare i manoscritti di Dante. L’esemplare latino fu ricu- perato in Padova da un Fiorentino, e stampato in Parigi da un Fiorentino, acciò che — « l’originale rimasto solo ed unico » dall’ingiuria del tempo, facendosi palese al mondo e comune, » molti si chiarificassero che pure era il libro che scrisse Dante » in prosa latina*. » — Adunque l’editore per originale in- tendeva il testo latino, e contrapponevalo alla versione italiana che stava di fatto in sospetto d’apocrifa. Ben ei presumevalo uno dei parecchi esemplari smarritisi; ma poteva egli presu- mere a un’ ora che tutti fossero stati ricopiati da Dante, e che perciò quell’unico preservatosi dovesse pur essere autografo? E se non era, avrebbe egli a’ grammatici fiorentini importato di incenerire ogni qualunque carta tracciata dalla mano di Dante, affinchè dal confronto non si potesse appurare più mai se il trattato stampato intorno alla lingua fosse o non fosse quell’ opera ch’ara stata composta da esso ? E s’ era di mano dell’Autore, il Corbinelli, antiquario per vocazione, non v’avrebbe egli riconosciuto la « lettera magra, lunga, e molto corretta % » l’avrebbe egli taciuta? L’edizione fu dedicata ad Arrigo III, e forse che il codice è tuttavia da trovarsi nella Bibhoteca Reale a Parigi. E clii può dire che non esistano ancora in To- scana, in copia o in originale , le lettere addotte sì spesso dall’Aretino ?


1 Nelle edizioni tutte fiegli uUirni cinqnant’anni , e nelle serie Milanesi de* Classici, Opere del Mnchiavelli, voi X, pag. 364.

2 Noto alla Biblioteca del Fonlanini, voi. I, pag. 37, Venezia, 1735.

3 Edizione del Tarli ni, Firenze, 1730.

4 Vita di Luigi Palei, innanzi al Morgante, Fireiwe, 1732.

5 Corl)iiielli, cdiz. citata, pag. 84.

6 Leonardo Aretino, Vita di Danley pag. 16.


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