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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 323

s’uniforma alla ragione teologica ’. Pur, benché Dante per av- ventura risapesse anche per quante espiazioni de’ suoi peccati Cunizza s’era meritato il paradiso, la ragione poetica sconfor- tavalo dal riporvela. Non pure opponevasi alla tradizione, ma inoltre non ve la introduce se non per fare ch’esulti de’ Guelfi battuti più volte; e d’un loro capitano ucciso a tradimento per congiura de’ Ghibellini; e della crudeltà dt;’ preti che parteg- giavano in quelle guerre ; e de’ trionfi imminenti de’ d.fensori dell’Impero : faccende tutte e passioni aliene dall’anima d’una donna, nata solo ad amare, e beatissima d’avere compiaciuto all’amore.

CLXIII. Pur era stata sorella di Ezzelino, dannato neìVMferno a espiare nel sangue bollente la sua crudeltà; ^ ma che aveva guerreggiato tremendo alle città guelfe in Lombardia, atterrite poscia da Cane della Scala che già incominciava a stendere le sue vittorie

In quella parte della terra prava Italica, che siede intra Rialio, E le fonlane di Brenta e di Piava 5,

e dove Ezzelino era nato quasi per essergli precursore. Al Poeta stava a cuore di celebrare la potenza crescente della sua fazione, e sgomentare i Guelfi di nuove minacce: —

E cij non pensa la turba presente Che Tagliamenlo e Adice richiude; iNè per esser battuta ancor si pente ¦*.

Né pare che gli occorresse alla fantasia personaggio più con- veniente (^ella sorella del nemico atrocissimo della Chiesa e il quale infatti diresti che non morisse se non perché gli Sca- ligeri ereditassero Tanimo ghibellino, e la Signoria di Verona^ Forse il personaggio e il discorso furono sostituiti ad altri, già posti in quel canto e tolti, per dare luogo alle nuove sconfìtte de’ Guelfi accadute fra il 1314 e il 1319: e questo intervallo d’anni ho dovuto notarlo sovente, perchè allora i moti in Ita- lia agitavano più fieramente l’anima del Poeta. Non é invero- simile che introducesse la sorella d’Ezzelino in via d’espediente e fino a tanto che gli sovvenisse d’alcun’altra ombra alla quale stesse meglio di predire con gioja feroce il sangue nelle risse

1 «Ma di buori grado io perdono a me stessa il motivo, che ho dato co’ > miei folli amori, sebben già pianti ed espiati, al |,resonte eterno, cosi inf/. . riore salo di beatitudine, che ho avuto in sorte; né mi tiene inquie a la » riflessione di essermi dementalo io stessa un più alto grado: rasse"in7ionP » che (orse parrà diflìcile a supporsi ai buoni e semplici Cristiani ancor vi’

  • rinferno^XU ^ ^’^S^’*’*» ^^’^^’ ^^ Livorno, voi. IV, pag. 278,

3 Paradiso, IX,’ 25-27.

4 [vi, 43-43: e qui dietro, sez, XIII.

5 Annali d’Italia, an* 4259.


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