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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 225

avvenisse non molto prima dell’anno 1316, mentre l’Italia era tutta sommossa, e i Ghibellini di Lombardia prosperavano; e rotti in Toscana, accorrevano intorno allo Scaligero; — chela dedicatoria sia stata dettata nel corso del 1318, poco innanzi al decembre dell’elezione di Cane al principato della federazione de’ Ghibellini; — che poco innanzi e poco appresso quell’ele- zione, furono inseriti nelle tre cantiche della Divina Commedia gli elogj e i pronostici intorno a quel principe ; — che il con- traccambio di favori e di lodi fra il mecenate e il Poeta, non impediva il disamore naturalmente prodotto dal sospetto reci- proco; l’uno temendo la tirannia d’ un potente benefattore, e 1 altro da un potente scrittore 1’ infamia fra’ posteri ; ma che il comune interesse nelle cose d’ Italia prevenne le ire aperte fra loro ; che Dante fu soccorso di beneficj fra il 1202 e il 1304 da Bartolommeo della Scala; e più tempo dopo da Cane fra il 1316 e il 1318 ; ma non ebbe assegnamenti a vita che il ratte- nessero in quella corte; — ma come per avventura s’allontanò da Verona per avversione contro Alboino , e vi tornò per la fama del suo successore, cosi dopo non lunga dimora parti vasi impaziente della soggezione al benefattore presente, ma prose- guendo pure nondimeno a promuovere seco la pubblica causa; — eh’ ei dalle parole del Convito addotte più d’una volta ’, e da un lungo tratto, e il bellissimo fra quanti ne inseri nel Poema intorno alle sciagure della sua patria*, credeva che la divisione d’ Italia in tante repubbliche e signorie, fosse per- petua sorgente di stragi, di servitù e d’ignominia; e detestava i tirannetti Ghibellini non meno che i demagoghi de’ Guelfi: bensì accarezzava! i come necessarj alla sua fortuna, e al suo desiderio di ripatriare ; e come stromenti utili a redimere II- taha dall’ avidità d’ oro e di regno della Chiesa, ch’egli tene- vala, ed era, ed è, e sarà perpetuamente 1’ origine di tante guerre civili, ed usurpazioni da tutte parti ; — che egli esal- tando Cane della Scala per animarlo a dar la caccia a quella Lupa di villa in villa ’, non però nel suo secreto gli perdonava la colpa di essere uno de’ tanti tiranni che sotto il nome di Vicarj imperiali straziavano il giardino dell’ Impero abbando- nato da Cesare : * — che però da’ Canti in fuori dove stanno le lodi di Cane, e forse anche pochi altri staccati, e alcuni squarci poetici che l’Autore può avergli recitato e donato, il Signor ai Verona non ebbe allora scritta una copia intera del Poema, ne idea del tutto, se non da quel tanto che può averne letto nella dedicatoria dei Paradiso. XC. Più tempo innan/i eh’ ei facesse predire a Virgilio che


1 Vedi dietro, scz- XXIV.

» Purgatorio, VI, quasi luUo il canto, e spcsso per entro il poema.

3 Infei-no, I. 109.

< Purgatorio, VI, 105.


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