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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 207

era a lui per Io innanzi accoduto: e se pur vuole onorar Cane di tanto elogio, il fa, a mio credere, per tre ragioni: l’una, a fine di non mostrarsi ingrato ai lenefizj prima ricevuti; la seconda, per l’affetto ch’ei nutriva verso chi sostenea la fazion ghibellina; la terza, perchè gli stava a cuore il ricuperar la grazia di quel principe già divenuto formidabile e potentissimo per mezzo del quah sperava di ritornare nella sua cara patria. - E a dir vero, avendo egli abitato, per fede de’ sopra mentovati storici, un anno intero in Friuli , ed essendo venuto con Pagano entro il 1319; ciò non toglie ch’ei non potesse di qua partire prima dello scadere del 1320; anzi il Candido stesso nel luogo citato afferma che da Udine ritornò poscia presso Cane della Scala a Verona; del’a cui mediazione vedendo di non poter piìi valersi per ritor- nare alla patria, nel seno della quale, com’egli dice nel Convito, desiderava con tutto il cuore di riposare V animo stanco, e ter- minare il tempo che gli era dato , si rivolse per sì bramato fine al signore di Polenta, presso cui è indubitato eh’ egli si trattenne fino all’estremo suo giorno ’.

LXVIL Taccio che a questo modo la stanza del Poeta in Ravenna ristringerebbesi a pochi mesi ; e dov’ uno in questo prestasse fede agli storici del dottissimo illustratore, terrebbe da nulla gli altri d’Italia, e i Fiorentini tutti quanti, e i con- temporanei di Dan’ e; e stoltissimo chiunque gli allega ^. Ma se crederemo che Dante fuggiva dalla vendetta d’un tremendo tiranno irritato da’ motti satirici , non potremo mai credere ch’egli poi s’attentasse d’affacciarsegli reo anche del tradimento d’essersi affratellato in Treviso co’ Caminesi, nemici degli Sca- ligeri, e co’ demagoghi de’ Guelfi, e co’ preti caporali delle cro- ciate pontificie contro a’ Signori di Lombardia ’. E però s’anche questa nuova novella agli occhi del dottissimo illustratore di- viene storia verissima, il racconto del Petrarca sul quale di- resti ch’ei giuri, trasformasi tanto quanto in novella. Non ch’io voglia contendere che il Poeta poco innanzi di morire non abbia riveduto Cane della Scala in Verona : e forse andando e tor- nando dalla legazione che intorno a quel tempo, al dire degli storici Ravennati e del vecchio Villani *, gli fu commessa presso i Veneziani da Guido da Polenta. Anzi taluni attribuiscono a Dante certa tesi da lui sostenuta a mezzo l’anno 1320 in Ve- rona; ma va tenuta con molti per impostura indegna di esame ^ Sia che si vuole, le condizioni d’Italia, e le guerre implacabili delle due fazioni, ma sopra ogni cosa il dispre zzo con che Dante rispinse il perdono offertogli da’ suoi concittadini , e tutto il tenore della sua vita, indurranno, o eh’ io spero troppo, l’eru-


1 Prefazione citata al Coti ce Bartoliniano.

2 Vedi qui dietro, sez. XI.

3 Muratori, Annali d’Italia, 1321.

4 Vedili citali dal Pelli, Memorie paf?. 115.

5 Tiraboschi, Storia Letteraria, voi. V, p:ig. 485,


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