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del veltro allegorico di dante 75


Rubicone, pei quali Dante avea condannato (Turione in inferno al taglio della lingua nella strozza (Inf. XXVIII, 97-102). Siffatta sua lettera la dava l’Alighieri di Toscana sotto le fonti di Arno, che non sono altrove se non a cinque miglia da Porciano dei conti Guidi. A Porciano, per corto ed alpestre cammino sulle terre di Modena, erasi recato l’Alighieri da Parma ove senza dubbio era giunto due giorni prima in compagnia di Franceschino Malaspina. Compiuto il viaggio di oltremonti, PAlighieri si riputò felice di rivedere il Casentino e di ricalcare il suolo nativo: quasi volesse vagheggiarlo, ei gioiva di scrivere dalla Toscana. Le infiammate parole della lettera, se possono sembrar meno pietose verso Firenze, sono di uomo giustissimo estimator della guerra e del pericolo dell’assedio di Brescia. Imperocché i fiorentini stessi confessavano di essere spacciati se gli avesse Arrigo assaliti: ma, fatto cuore per la resistenza di Brescia, fornironsi, e rinfrescarono le amistá con quei di Siena e di Lucca e di Bologna: Roberto di Napoli pose in punto il suo esercito, e stette saldo in sulle difese. Non per questo tralasciava l’Alighieri e cogli scritti e colla voce d’incoraggiare gli spiriti di Toscana e di Romagna. Venuto in celebritá per la pubblicazione á.zW’Inferno, egli era lo scrittore dei ghibellini, egli la mente piú ardita e il piú animoso ingegno fra i suoi. E bene agevolmente la subita natura di lui spiacque forse ai conti di Porciano: i quali, quantunque ghibellini, mantenevano intime relazioni coi loro parenti di parte guelfa. Or, poiché luogo non onorevole in Inferno aveano sortito Guido Guerra VII e i loro cugini di Romena, o che pungesse quei di Porciano il desio di vendicar l’onta della famiglia, o che troppo imprudenti sembrassero gli scritti e il dire del poeta mentre Arrigo era si lungi dalla Toscana, è fama di essere stato PAlighieri prigioniero per alcun tempo nella torre maggior di Porciano. Interrogato il contadino in tutti i luoghi vicini risponde tuttora, che Dante fu in quella rinchiuso: una recente iscrizione a pie’ della torre attesta l’antica tradizione, assegnando al fatto impossibile causa, la battaglia di Campaldino. Ma la lettera del 16 aprile 1311