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ei cantava, rimemorando la sua Verona e i giorni passati presso Bartolommeo della Scala. Il territorio di Brescia, i confini del veronese, la fortezza di Peschiera, il lago di Garda, il Mincio che cade in Po, le paludi mantovane, la dominazione tolta dai Buonaccolsi ai conti di Casalodi sono argomento di versi bellissimi dell’Alighieri (Inf. XX, 61-96), ai quali consegue la piú bella descrizione dell’arsenale da lui osservato in Venezia (Inf. XXI, 7-15). E bei versi gli somministra del pari la veduta dei monti di Luni e della vicina Carrara in mezzo ai quali egli aggiravasi, ed ove l’etrusco Aronte abitò la spelonca fra i marmi (Inf. XX, 46-51). La vivezza delle descrizioni o delle invettive contenute nei nove canti allegati di sopra dimostra, non avere in essi l’Alighieri parlato di luoghi che non vide, né lungo tempo dopo gli avvenimenti che accenna: le sue ire contro i bolognesi e i fiorentini e i lucchesi convengono all’etá del maggiore trionfo della loro lega, e delle piú gravi sciagure dei bianchi. Né fuori di Lunigiana, ove i Malaspina gareggiarono coll’estinto Scaligero nell’onorario, il poeta ebbe opportunitá migliore di proseguire il poema e di consegnargli o le sue vendette politiche o le ricordanze dei suoi viaggi.

XXX. Mentre i Malaspina gli davano siffatti agi, Uguccione della Faggiola si preparava tacendo a piú vasta impresa. I fiorentini che da cinque mesi avevano indarno assediato Monte-Accianico, usciti della speranza di averlo per forza di armi, lo comprarono dagli Ubaldini e da Geri figlio del giá Ugolino da Feliccione (ottobre 22). Ne andarono indi a guastare le terre di Tano Ubaldini e di suo figlio Francesco nei gioghi di Carda e di Apecchio, non lungi dai domini dello stesso Uguccione; il quale né si riscosse, né giudicò maturo l’oprare. Di lui non rimangono in quell’anno che notizie di fatti domestici, dai quali nondimeno derivarono conseguenze pubbliche: sua nipote Chiara o Alta-Chiara degli Onesti, figlia di Giovanna della Faggiola, sposò Ribaldo conte di Carpigna; suo fratello Federigo si ascrisse con solenne rito nella badia del Trivio alla famiglia camaldolese (novembre 24).