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Lettera terza. — Della condotta tenuta dall’autore al tempo della dominazione francese a Napoli e nel 1820; il suo esilio; il suo dissidio d’opinioni con Gabriele Pepe; ancora delle leggi 37 e 74 di Liutprando; il significato di vargangi; il formarsi di un popolo di vargangi romani fra i longobardi; la differenza fra la legge 37 e la 74; incitamenti al Balbo perché continui la sua Storia (178-191). Lettera quarta. — Ancora delle leggi 37 e 74 di Liutprando; ancora della legge 100 di Liutprando; il diritto romano cattolico usato dai longobardi sussidiariamente; conclusione che l’autore trae dalla discussione delle diverse questioni (192-196). Lettera quinta. — La giovanile colpa filosofica dell’autore; lo stile suo e quello del Balbo; la considerazione in cui la d’Altemps tiene la Storia d’Italia del Balbo; dissenso dell’autore dal Balbo riguardo all’opportunitá delle concioni storiche; nuove osservazioni intorno alla legge 37 di Liutprando (197-201).

Lettera sesta. — Sull’opportunitá che vengono pubblicate le lettere dell’autore e quelle del Balbo sulla condizione dei romani sotto i longobardi; del proposito dell’autore di giovare a qualunque impresa intorno agli studi italiani, e dei lavori a cui attende; ancora delle leggi 37 e 74 di Liutprando; affrancamenti e testamenti presso i longobardi (202-213). II. Dalla prefazione al Codice diplomatico longobardo.pp. 215-224 Il guidrigildo fermo ed il guidrigildo variabile; condizioni dei vinti romani sotto i longobardi; cessazione del pubblico uso del diritto romano; condizioni dei romani nelle Gallie; profonda trasformazione nelle regioni d’Europa ove presero a dominare i Germani, per l’istituto del guidrigildo; quale stima e quale rispetto avessero i barbari per Roma (215-220).

Come fu possibile il risorgere del diritto romano in Europa; l’abolizione delle leggi d’ogni altro popolo nel regno longobardo, con la pubblicazione dell’editto di Rotari; come giudicavansi le questioni private; l’insinuarsi delle leggi romane fra i barbari; l’azione del cattolicesimo e della lingua latina (220-224). IV. — Roma nel secolo VIII e il potere dei PAPI. pp. 225-241 Lettera prima. — Rammarico dell’autore pel dissidio d’opinioni con Gabriele Pepe; Roma, repubblica retta dal papa dopo il 728; il patriziato del 754; Pipino e Carlomagno; il significato dell’incoronazione di Carlomagno; gli stromenti cogli anni del papa e di Carlo dopo l’8oo, in Roma e nel ducato, nell’Esarcato e nella Pentapoli, nelle