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per ciò stesso ardue ed oscure (»), contribuiva a fondare in Napoli, in un tempo che sembrava esigesse anche dagli uomini di scienza una attivitá pei problemi immediati del presente, il giornale II tempo. Il primo numero di questo giornale «quotidiano, politico e letterario» usciva il 21 febbraio; è superfluo notare che si era ad undici giorni dalla promulgazione della costituzione. Il comitato di direzione era composto del Trova, di Saverio Baldacchini, di Achille A. Rossi, di Camillo Caracciolo e di Ruggero Bonghi (*). Il programma enunciato dal giornale era del tutto conforme alle idee neo-guelfe o liberali-cattoliche o giobertiane, e moderatissimo: infatti si diceva: «La concordia della libertá e della religione, l’indipendenza sovrana degli stati italiani, collegati a difesa della nazionalitá, non ad offesa de’ diritti di alcuno, l’incremento della civiltá cristiana, la quale ha a giungere anche piú oltre nelle riforme sociali che non gridano le sette, ma per sentiero diverso, la santa guerra contro le esorbitanze di alcune opinioni oltremontane, l’esplicamento intero della libertá stessa..., questa è la causa che la presente effemeride prende a difendere». Nello stesso numero si promettevano alquanti articoli del Troya intorno «alle quistioni politiche attuali della Sicilia», poiché s’affermava: «I piú gravi interessi non pur dello stato nostro ma d’Italia, interessi di nazionalitá, e d’indipendenza ora si agitano nella quistione della Sicilia».

Di questa «questione della Sicilia» sosteneva una soluzione alquanto diversa e con diverso spirito dai sentimenti e dalle vedute del Troya il padre Gioacchino Ventura, siciliano residente a Roma ed ex generale dei teatini. Il primo opuscolo da lui pubblicato ( 3 ) porta nella dedica a Ruggero Settimo «presidente del (1) li Mamiani, a proposito degli studi storici del Troya intorno alle et: piú remote, disse: «... a Carlo Troya non giunsero mai i tempi fortunati di Nerva e di Traiano da poter narrare come l’annalista romano con sicurezza e quiete le miserie trascorse; quindi si fe’ a raccontare etá remotissime e non piu sospette ai regnanti, sperando di essere tra le sue ptrgamene dimenticato e in parte ancora dimenticare sé stesso». Carlo Troya, discorso del conte Terenzio Mamiani ministro della pubbl. istruz, letto alla reale Accademia della Crusca nell’adunanza solenne del 2 di settembre 1860. (z) Si possono leggere nell’opera citata del Del Giudice anche i nomi dei redattori straordinari.

! 3) La questione siculo nel 1848 sciolta nel vero interesse della Sicilia, di Napoli e dell’Italia dal Reno padre don Gioacchino Ventura, ex generale dei