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Meglio il Miliari (0 distingue nettamente piú momenti del dominio longobardo e nota per ciascuno di essi una diversa condizione dei romani sottomessi. Da principio la venuta dei longobardi, «non ostante la violenza della conquista, assai poco contrastata del resto», avrebbe «portato qualche sollievo, liberando le popolazioni dalla insopportabile oppressione fiscale dei bizantini, costituendo una forma piú stabile di governo, dando una maggiore sicurezza». La divisione delle terre si fece poco dopo, ed «è possibile supporre che i vincitori incominciassero ad impadronirsi dapprima solo di quelle che dai goti erano passate al fisco bizantino, e del danaro da essi raccolto». Ma, «le cose, durante l’interregno, peggiorarono assai», ed i duchi, «ciascuno a suo modo, taglieggiarono assai». Dei ricchi possessori di terre alcuni furono uccisi ed i longobardi s’impossessarono de’ loro beni, gli altri furono costretti a dare il terzo de’ frutti. «E questo», dice il Viilari, «possiamo osservare, era peggio che dare un terzo delle terre, perché non restava agl’italiani nessuna libera proprietá». Con la restaurazione della monarchia, restava sempre ai duchi un terzo delle terre possedute dai romani; ed «essendo poi negli ultimi anni cresciuto non poco il numero delle provincie occupate dai longobardi, è assai probabile che si procedesse ad una divisione delle nuove terre, a vantaggio di coloro che avevano dovuto cedere al re parte dei propri averi». Il Villari (a differenza di ciò che pensava lo Schupfer, il quale riteneva che Paolo Diacono torni oscuro a noi, ma per espressioni chiarissime al tempo suo) crede che forse lo stesso storico longobardo conoscesse imperfettamente l’argomento a cui si riferiva, «essendo vissuto due secoli piú tardi», e conclude che non può dedursi dal passo: populi tamen, ecc., «che i romani non solo peggiorarono assai la zione fra ciò che dice l’Hartmann asserendo che giá dal IV secolo la nazionalitá italiana fosse costituita da una miscela di schiatte e che i barbari in grosso numero si fossero costituiti sul suolo italico, e alcune frasi in cui l’Hartmann afferma che le popolazioni germaniche trovavano nel clima italiano un nemico mortale, per cui esse vi si andavano, con maggiore o minore rapiditá, estinguendo, per lasciar posto soltanto agli elementi indigeni. E nota poi un’altra contraddizione deU’Hartmann, quando questi dice che i romani furono espropriati senz’altro dei loro beni, ed aggiunge poi che se anche i longobardi fecero dei martiri tuttavia furono in generale tolleranti.

(1) P. Villari, Le invasioni barbariche in Italia, Milano, Hoepli, 2» ed., 1905. (La prima edizione è del 1900).