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del veltro allegorico di dante 33


chissimo fiorentino dimorante in Parigi, entrò in Firenze col suo titolo di paciere (novembre 1): ben egli promise pace a ciascuno, ma da lui provenne la guerra e attinse ardire Corso Donati e i patti di Fucecchio furono mandati all’obblio. Pisa, per fronteggiare i lucchesi, non tralasciò di unirsi coi bianchi.

XVI. Giunto in Firenze messer Corso, la pose a ruba per cinque dì; bruciando le case dei bianchi, e fra le altre quella di Dante che ristava tuttora presso il pontefice. I bianchi fuggirono, vinti senza far difesa; molti ricovrarono a Siena, ove pervenne di Roma il poeta e cominciò con essi a percorrere le ardue vie dell’esilio. Carlo tolse l’officio ai priori che reggevano, dei quali era lo storico Dino Compagni; poi diè a Firenze nuovo podestá Cante Gabrielli (1302). Da gente antichissima ed illustre nacque in Gubbio Cante Gabrielli: ardito e valoroso, ma severo e minaccevole; fu molto guelfo, perché inimico dei Raffaeli, e si nella patria che altrove perseguitò i ghibellini or con le armi or coi processi. Primi ai furori di lui occorsero dodici dei passati priori di Firenze, cui egli diceva colpevoli di estorsioni e di furti, ed avversi alla venuta di Carlo. Pur, tranne di due, niuno si richiamava degli altri dieci; contro i quali fu il podestá costretto a procedere di officio, e per quella che affermava essere pubblica fama delle loro baratterie. Donato Alberti, Lapo Biondo, Corso Ristori, Simone Guidalotti, Guccio Medico, Guidone dei Falconieri, Palmieri degli Altoviti, Orlandino Orlandi, Lippo Becchi, e Dante Alighieri; ecco i primi dieci che il Gabrielli condannò a varie ammende o all’esilio: di essi pertanto egli non seppe ridire quali fossero state le baratterie, o quali particolari glie ne avesse narrato la fama. La sentenza contro l’Alighieri fu pronunziata nel 27 gennaio 1302: multavalo Cante in lire cinquemila: se non pagasse, dovesse girne per due anni fuor di Toscana: sì nell’uno che nell’altro caso dcscrivessesi quale falsario e incapace di pubblici offici. Simili pene sentenziava Cante nel medesimo giorno contro Gherardino Diodati, e quattro giorni appresso contro Lapo Salterelli, ultimi dei dodici