Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/37


del veltro allegorico di dante 31


latesta, i quali non ritenevano che il solo nome di guelfi. Per opposta cagione, Bologna piú guelfa che mai, ma piú che altri credendosi minacciata da Azzone VIII di Este, affettò la parte imperiale.

Non minori tumulti agitarono Firenze, ove Guido Cavalcanti era pei bianchi e Dante otteneva i massimi onori del priorato: sperando che venissegli fatto di sedare i neri ed i bianchi, e di comporre messer Corso e il suo Guido. Tornato vano il suo zelo, Dante mise partito che fossero confinati entrambi questi due bollenti capi di parte: in che apparve l’animo e l’amor patrio di chi per salvare Firenze non ascoltava le voci né dell’amicizia né dell’affinitá. Messer Corso adunque andò a confino in Massa Trabaria, ed a Sarzana Guido Cavalcanti con tre dei Cerchi e con Baschiera della Tosa o Tosinghi. Giovine di alti ma imprudenti spiriti, erasi allontanato Baschiera dal resto della sua famiglia che pendeva pei neri, tranne Lottieri poi vescovo di Firenze: maggiori fra i Tosinghi riputavansi Rosso e Pino della Tosa, cugini della celebre Chianghella di Dante (Parad. XV, 128). Uscito questi di officio, Guido fu richiamato per l’infermo aere di Sarzana: di ciò grave sdegno punse l’animo di messer Corso contro l’Alighieri, come se fosse ancor ei dei priori o che avesse ribandito l’amico. Né tardò il Cavalcanti a mancar di vita, lasciando solo il compagno in mezzo a tanta onda civile (novembre).

Privo del soavissimo Guido e per la pietá di lui, si alzò Dante altamente in favore dei bianchi: ma Corso Donati, rotto il confino di Massa Trabaria ed itone a corte di Bonifazio, prevalse. Persuase al papa, i bianchi essersi congiunti pubblicamente coi ghibellini; avere avuto sempre cuor ghibellino: doversi sperdere il seme di gente inimica della Chiesa: non altri che principe straniero potere dalla radice recidere il male: potere inoltre, fornita siffatta impresa, condurre a termine l’altra di Sicilia contro il re Federigo. Alla doppia opera Bonifazio prescelse Carlo di Valois fratello di Filippo il bello; non ostante che l’aver questi dato in Francia ricetto ai Colonnesi Iacopo e Piero cominciasse ad inserire negli animi quegli odii, che presti