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XXXIX

Amica carissima, Quegli che vi reca la mia presente è Andrea Zambelli, celebre professore di scienze politiche nell’Universitá di Pavia. Parlandosi di voi, ha mostrato piacere di conoscervi, e però vi fará una visita, quantunque non debba restare in Roma se non due o tre giorni.

Ho ricevuta la vostra dell’8 corrente con due Calindri dal signor Torsiani, ed avea giá dianzi ricevute sei Delizie, quattro da Sirignano e due da persona incognita... Con questi benedetti libri, son la molestia di tutto il genere umano. Vi ringrazio del pari e son veramente mortificato per le noie della IV parte. Di questa vi prego aggregarne sei copie alle sei di i a, 2 a, 3 a e 5 a parte, le quali mi scrivete d’essere presso di voi. Cosi avremo sei copie intere di tutto il pubblicato sin qui: e sono le ultime, ultimissime intere.

Mi pare di avervi scritto che tutti noi, quanti siamo, fummo visitati dalla grippe: uomini e donne. Ora si va meglio assai. Mia madre, che v’ossequia e saluta caramente insieme con Giovannina, ci ha fatto un poco temere, a cagione de’ suoi 78 anni: e l’antico fedele amico D. Mannella, il quale altresi vi saluta, ben ha dovuto avere un gran da fare con tutti noi. È il nostro Condoli di Napoli; piú vecchio ma di buona salute e sommamente operoso in prò de’ suoi amici. Ho mandata la vostra lettera a casa Liberatore. Gran dolore ho avuto a questi giorni per la perdita di Poerio. S’è spento un gran lume di intelletto e d’eloquenza: è mancato un gran benefattore degli infelici d’ogni sorta. Non mi rimane in Napoli, degli antichi amici, oltre Mannella se non il colonnello Pepe: modello di ogni virtú e d’ogni coraggio. Ma viene in Napoli solo in inverno.