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— Aspettate. — Io era in Bologna, ed il conte Marchetti dicevami quanto sarebbe da desiderarsi che le nostre italiane si riscotessero finalmente: le cose morali aver piú grazia ed efficacia nelle vostre bocche: esser tempo che le piú gentili trattassero patri argomenti, e, senza nulla detrarre al vero, abbellirlo colle arti loro. Appresso ei m’incitava che, dopo aver compito il mio lavoro, avess’io dovuto dare l’esempio: e due argomenti che io prescelsi, gli piacquero: di uno vi ho parlato, mi sembra, cioè i Crociati di Bologna; dell’altro non vi feci mai motto: era egli appunto La moglie di Girolamo Riario! Ed ora mi assolverete dalla taccia di vaneggiare. Che vale dunque che le menti esistano senza trovarsi? E se pur si fossero trovate, qual prò? A me sembra di essere incatenato come Prometeo: ben vorrei essere altrove, ben io vorrei che qualcuno mi comprendesse, che alcuno m’indovinasse. Son pur beati gli sciocchi! Quali grazie non debbo io dunque a voi rendere? Si, mia buon’amica: La moglie di Girolamo Riario è quel che conviene a voi ed a me. La nostra patria, le nostre istorie, le nostre virtú, quantunque passate: questi a me paiono, questi i soli argomenti da doversi trattare, or che siamo di cosi alto caduti.

Il pregio della nostra lingua certamente avrebbe decorato la vostra traduzione delle favole lafontaniane: ma sono esse e saranno in sempiterno francesi, né le grazie di un’altra lingua potranno vincere giammai le loro grazie native. Nell’ascoltar quel vostro proponimento, io vi lodava; nell’ascoltar il nuovo, io vi ringrazio. E, quantunque cosi lontano, io vi sarò sempre dappresso, pungendovi e stimolandovi; e se pur fosse possibile che voleste indietro volgere il viso, io farovvi onta e vi terrò nel solco aperto da voi. E ne avrete fama, io vel prometto. Ardisci, dunque, donna di poca fede, ardisci! Se io sapessi spiegarvi tutto il piacere che mi fa la vostra lettera del 29, sarei piú contento, che io non sono, di me. La seconda metá d’agosto non è stata per me piú propizia che il giugno. Ho sperato di riabbracciare alcuni de’ miei compagni, ma invano. Ciò mi ha dato alcune febbri che ho