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Ma giá in mio soccorso è venuta dopo lungo silenzio l’amabilissima vostra lettera del 22 giugno. Io ve ne resi grazie non appena ella mi giunse: or ve ne rendo grazie di nuovo: e sento che mi ha fatto gran bene. Rimangono, è vero, le cagioni tutte dei mali miei: pur, da una parte, son cessate quelle di mio padre, quantunque affetto da cronico ed incurabile morbo: dall’altra parte, io ritorno, come dopo lunga assenza, in me stesso: e certo si come sono dell’amicizia vostra mi preparo a patire con piú forte animo tutte le acerbitá del destino. La separazione de’ miei compagni è nondimeno una punta troppo grande al mio cuore: voi giá sapete quali sono essi, e come io fra molti infelici che mi son cari chiamo di tal nome solo quattro: Pepe, Poerio, Imbriani e Liberatore. Mi è sommamente piacevole che abbiate conosciuto quest’ultimo e bramerei che conosceste ancora Imbriani, e ben egli mi aveva detto in Roma di voler essere presentato alla sorella del conte Eduardo: ma il mio amico è si discreto che forse può essere accusato di passare il segno, ed ha temuto d’increscervi. Fareste veramente a me graditissima cosa, ove per avventura vi piacesse di far motto a Liberatore che vi conducesse il troppo schivo ma troppo amabile e stimabile Imbriani mio. E ne sarei lietissimo oltre ogni credere, perché io non veggo in Napoli che un solo mio e loro amico per nome Ferrigni: un solo e non altro che un solo: e perciò parrebbemi di essere io ancora allorché sapessi che vedete alcuna volta i miei amici migliori. Che posso dirvi del conte Eduardo? La sua bontá mi è cara: e se il Veltro ei lo approva, io son contento di averne durata la fatica. Ringraziatelo in mio nome, vi prego: giá ei non ha bisogno che si accrescano stimoli alla sua virtú, ma si rammenti egli talora quanto dalla altezza d’animo nel soffrire verrá lustro al suo nome, nonché soddisfazione a sé stesso. Ho ricevuto di Marsuzi una lettera, cui risponderò nell’altra settimana. Che fa Salvagnoli nostro? Ei mi scrisse non ha guari rispondendo ad una mia: salutatelo affettuosamente con tutti gli amici. Credo che don Giovanni sia ito a Gallese: scrivendogli non dimenticate i miei saluti ed i miei rispetti. Del rive-