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zioni monarchiche o co’ principi di S. M. I. e R. nel governo interno delle sue provincie italiane».

Bene il Palmieri dubitava, non questo occulto patto del 12 giugno 1815 valer dovesse per solo il regno di Napoli, e non per quel di Sicilia: ma io soggiungo, che salva pel medesimo patto alla Sicilia rimaneva la sua costituzione del 1812, essendosi promesso non di mutar ordini politici quivi stabiliti, ma di non ammettere cangiamenti. Non fu questa per altro l’intenzione de’ due statisti, che avrebbe voluto mettere in fondo qualsivoglia franchigia di popoli, ma le parole fallirono all’incivile intendimento loro, e spiegar noi seppero, anzi dissero il contrario di quel che bramavano. Il mal ordito inganno trionfò per la complicitá di lord Castlereagh. Ben egli permise che l’indipendenza della Sicilia si dileguasse in fumo; un resto di pudore gli vietò nondimeno di patire che il napolitano ministro tacesse al tutto del parlamento siciliano in una legge dell’11 dicembre 1816, nella quale si facevano le lustre di volersi «confermare i privilegi conceduti ai siciliani», e tutta frattanto si rimutava la faccia del loro governo, chiudendosi qualunque adito a potersi convocare il parlamento. Niuno ignora qual coorte di mali piombò allora sulla tradita Sicilia, che si generosa era stata e dell’avere e del sangue nella guerra contro Napoleone; e tali premi conseguiva ella da coloro, pe’ quali avea combattuto. Una speranza che ben presto si chiari bugiarda, fece credere nel 1820 a’ popoli di Napoli (non parlo dei ministri di allora) che lo statuto spagnuolo fosse un nobile modo a recuperare la perduta libertá, collegandolo con quello conseguito da’ napolitani che aveano in orrore l’articolo segreto del 12 giugno 1815. Un gran numero di siciliani parteggiò, come ho giá detto, per lo statuto spagnuolo, e parteggiò la stessa Palermo che si divise in due opinioni: ma, piú d’ogni altro parteggiò Caltanissetta, seguitata dall’intera sua provincia. I leggitori del Palmieri sanno in qual modo funne punita Caltanissetta dal siciliano principe di Fiumesalato, e come gli assassini che nati non erano in Napoli, la saccheggiarono ed