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Demolito per virtú del guidrigildo il dritto politico e criminale de’ romani, mutata quindi l’indole della natia lor cittadinanza, la questione longobarda è per questo solo fatto disciolta, e ciascun vede, che il pubblico uso del romano dritto non potea rimanere a’ non piú cittadini romani, se non in virtú d’una speciale concessione de’ vincitori, la quale non fuvvi giammai. Se vi fosse stata, ciò che io nego, Alessandro Manzoni con quel suo prepotente ingegno mi domanderebbe, se i duchi longobardi la fecero per clemenza o per dispregio verso i vinti? Egregia domanda, ma io ne fo un’altra: ed è quella di sapere, che mai sarebbe avvenuto, se i duchi longobardi non avessero dianzi comunicato ad alcuni romani l’uso del guidrigildo apprezzabile? Tutti certamente i vinti sarebbero stati servi ed aldi; nel qual caso, avrebbero sorriso i duchi, dicendo: lasciate pur loro di spassionarsi e di fantasticare a lor posta, invocando fra essi, che agli occhi nostri non han civile persona, l’ombra de’loro Papiniani e degli Ulpiani! Con ciò rispondo ad un’afTettuosa e nobile osservazione dell’Odorici nelle sue Antichitá Cristiane, il quale afferma di non aver potuto, no, il vinto romano essere dispregiato dal longobardo: e, nel rispondergli, ripeto, che molti romani vidersi veramente dispregiati perché non ottennero il guidrigildo apprezzabile, fossero anche dianzi e consoli e patrizi e maestri de’ soldati: che alcuni altri, per quanto e’ riputassero crudele il fatto di perdere la romana cittadinanza, non poterono credersi dispregiati, perché ottennero il guidrigildo. Per effetto della barbarica volontá, ed anche benevolenza, i sacerdoti ed in generale i patteggiati romani divennero cittadini; ma cittadini longobardi, non romani.

Gli stessi mutamenti avvennero nelle Gallie sotto Clodoveo. San Remigio, che l’avea convertito alla fede cattolica, fini d’essere ivi un cittadino romano, e diventò un cittadino salico, appunto per la tassa posta senza piú sulla vita di lui dalla legge salica; ossia pel guidrigildo fermo, che fu ad un’ora il nobile, il congruente alla sublime sua qualitá sacerdotale; poiché la testa di san Remigio e d’ogni altro vescovo si valutò