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doaldo il popolo dominatore. Ma che? diremo noi che i bavari conservarono la loro legge scritta oh! quanto prima dell’editto? Ma egli ci ha ripugnanza, e massimamente nelle cose di maestá, fra la legge dei bavari e l’editto di Rotari: e poi chi ardirebbe dire che Ariberto e Bertarido e Liutprando bavari tutti vissero a legge bavara? Ma cosi dovrebbero dire coloro che dal silenzio dell’editto deducono che fu conservata la legge romana. E se si fossero conservate con quel silenzio le leggi romana e bavara, perché dunque i gargangi bavari e romani che avessero potuto venire dopo il 643 avrebbero dovuto seguitar la legge longobarda, e non la bavara o la romana che da Muratori e da tutti si dicono essere state pienamente in vigore? Qual capriccio sarebbe stato mai questo della legge 390 di vietare a pochi avventizi, che seguitassero il dritto seguitato dalle loro intere tribú? Si negherá forse che furono o che avessero potuto esservi gargangi romani? Ma i possessori e gl’ingenui di Corsica, dei quali parla san Gregorio, non ripararono forse presso Agilulfo per sottrarsi dai greci? Ecco un esempio di gargangi romani, e di una truppa intera di essi, non di un solo. Ed i bulgari di Aleczone furono anche gargangi. Concludo pertanto che se il silenzio dell’editto conservò le leggi scritte e non iscritte di tutt’i popoli germanici venuti coi longobardi o sopragiunti, allora solo avrá potuto conservare il dritto romano: ma se non conservò le altre leggi germaniche (si come confessò lo stesso Savigny) con qual eccezione adunque da una cosi generale distruzione potrá egli salvare il dritto romano? E l’eccezione deve trovarsi o nella legge 390 o in altro luogo dell’editto, o almeno in una legge contemporanea dell’editto, non giá nelle leggi 37 e 74 di Liutprando pubblicate settantacinque anni dopo e per cagioni oh! quanto diverse, come giá dissi altra volta e come dirò. Né Rotari dimenticò giá nella sua legge 194 che vi fossero romani nel regno suo, avendo egli parlato della serva romana solo per avvilirla, facendo pagare 12 soldi ciò per cui si pagavano 20 rispetto alla serva gentile. Or se parlò della serva romana, perché Rotari avrebbe taciuto degl’ingenui romani, se vi fossero stati? Ma suppongasi ora, che il silenzio dell’editto