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Durante la romana prosperitá nella Dacia di Traiano, il nome de’ geti si cangiò lievemente nell’altro de’ goti, si come s’era mutato quello de’bastami e de’ misi o di altri popoli, che poi chiamaronsi mesi e basterni; effetto della mutata pronunzia, od anche dell’essersi meglio conosciuta l’antica e vera pronunzia, tornata in onore presso gli scrittori greci e romani, che tutti senza distinzione dopo quell’etá giudicarono essere la stessa gente geti e goti e daci; tutti procedere da que’ di Zamolxi e di Deceneo, non dagl’incerti guttoni di Pitea, e non dagli oscuri gotoni di Catualda; quasi avessero queste od altre luride tribú di Germania esterminato del tutto il popolo di Zamolxi, e poste in fondo le loro leggi o bellagini, che non cessarono d’aver vigore anche in Italia nel tempo di Giornande. Solo i vandali ed i borgognoni co’ rugi levaronsi di Germania, e furono ricevuti come avveniticci, non come vincitori, nella Dacia di Traiano ed in altre provincie dell’imperio, dove in parte si sbarbarirono, perdendo l’uso del guidrigildo germanico. I geto-daci, cioè i goti sopravvegnenti nella Dacia nativa, non gli obbligarono a riprenderlo.

7. Prima d’esser salutato imperatore, Aureliano combattè contro i franchi, titolo sociale di molti popoli germanici, che formarono in prima e poi fecersi di mano in mano ad accrescere una vastissima confederazione. Tali erano i cherusci d’Arminio, i catti ed i brutteri; ma il nuovo nome vinse la celebritá di tutti gli antichi; ed i franchi, alzatisi sopra ciascun’altra gente di Germania, oscurarono la riputazione antica degli svevi e la recente degli alemanni, vinti sul Metauro dallo stesso Aureliano. A’ franchi appartenevano i salici, sbaragliati da Giuliano Cesare, che gli ammise nelle Gallie a difender l’imperio in qualitá di leti e di gentili: da essi nacque di poi Clodoveo, come da una simil tribú di franchi procedé Carlomagno, che fu signore d’una gran parte d’Italia. Un altro popolo, che ottenne intera l’Italia, surse parimenti nell’etá d’Aureliano e del suo successore Gallieno. Parlo degli eruli, abitanti del Tanai e della Palude Meotide, che si sospinsero improvvisamente a saccheggiare la Grecia: poi si sparsero per ogni